‘Uomini per caso’. Chi lo dice?

L' Editoriale

È approdata anche a Perugia la coppia di studiosi autori del libro del 2003 intitolato Uomini per caso. Un libro in cui, sulla base delle osservazioni e delle analisi dei fossili, secondo il metodo delle scienze naturali si spiega il processo evolutivo della specie giungendo alla conclusione che le grandi domande dell’uomo, che da sempre inquietano l’intelligenza umana e sulle quali si sono sbizzarriti i miti e le dottrine religiose di tutti i tempi e di tutti i popoli, hanno avuto finalmente una risposta certa dai risultati della ricerca. Una risposta che nessuno può confutare perché basata su osservazioni e dati scientifici. A parte che tutta questa enfasi sulla scienza è da ridimensionare, perché in molti momenti del passato si è ritenuta certa una determinata teoria ‘scientifica’ che poi è stata falsificata da ulteriori osservazioni e scoperte e ipotesi, circa l’evoluzione si deve dire che vi sono varie teorie. Sulle risposte offerte dalla coppia di autori – Gianfranco Biondi e Olga Rickards – c’è da riflettere molto attentamente e fanno pensare del livello di semplificazione cui si può giungere. In una banale, ma netta, sintesi, per intenderci, dal libro si può dedurre che le domande ‘chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo’, che nella storia del pensiero avevano una risonanza profonda e coinvolgente tutto l’essere umano nella sua interiorità, potrebbero avere queste risposte ‘scientifiche’: ‘Siamo animali, abbiamo avuto origine dall’Africa, andiamo verso l’estinzione’. Naturalmente le osservazioni scientifiche per provare queste affermazioni sono ampiamente esibite e, per assurdo, potrebbero essere esatte dal punto di vista ‘scientifico’. Ma dovrebbero rimanere quello che sono: spiegazioni di una modalità con cui avviene l’evoluzione, nel senso che la scienza non sa nulla di più, non riesce a dire altro. È però da contestare la pretesa di essere l’unica ed esaustiva spiegazione, come se non ci fosse altro da sapere. La scienza quando ha questa pretesa non è più scienza, ma filosofia, ideologia, fede. È proprio il caso di dire con Pascal che sulle cose che veramente contano – il senso della vita, l’amore, la morte, i valori morali e spirituali – la scienza non sa nulla. Ci possono essere persone che si accontentano di spiegazioni che rimangono sul piano dei dati empirici in prospettiva materialista, ma nella maggior parte dei casi non è così. Anche i primitivi, secondo dati ‘scientifici’, facevano gesti e attività che andavano oltre la dimensione corporea, come il mangiare insieme, seppellire i morti, tracciare immagini sulle rocce. Ma a parte la necessità che su tali temi si devono e si possono fare più profonde e adeguate riflessioni, l’intento di questa nota è di mettere in guardia chi celebra il centenario darwiniano, soprattutto nelle scuole, di non stravolgere la ricerca scientifica come arma contro la religione e ogni filosofia aperta al trascendente. A Perugia la conferenza in una sala della Regione è sorta per iniziativa della sezione locale di un”Associazione di atei agnostici e razionalisti’ che nell’invito scrivono ‘Nell’evoluzione l’unica nostra realtà’. Ci manca l”Amen’, per connotare la frase come un atto di fede.

AUTORE: Elio Bromuri