Veronica Giuliani, la santa del Dio “tutto amore”

DIOCESI. Sempre molto partecipata la festa di santa Veronica Giuliani (9 luglio). Le parole del Vescovo
Fedeli che percorrono la “scala santa” del monastero di Santa Veronica
Fedeli che percorrono la “scala santa” del monastero di Santa Veronica

Il 9 luglio il chiostro del monastero di Santa Veronica era gremito di fedeli. La giornata in cui, come ha detto il vescovo mons. Domenico Cancian, “286 anni fa la nostra santa sorella è volata in cielo da questo monastero” ha mostrato di essere particolarmente sentita e ricordata nella città in cui la Santa ha trascorso la maggior parte della sua vita. La messa, celebrata dal Vescovo con la concelebrazione del vescovo emerito Pellegrino Tomaso Ronchi e quella di padre Celestino Di Nardo, nuovo provinciale umbro dei frati Cappuccini, ha avuto un attentissimo ascolto ed è stata solennizzata dalle voci della corale Abbatini e della solista Marina Capaccioni. Della giovane Orsola di Mercatello sul Metauro, che a soli 17 anni, rinunciando a una vita agiata, entrò in convento come una “sepolta viva”, il Vescovo ha ricordato nella sua omelia che lo fece per il bene della Chiesa e “per l’universo mondo”. Tutta la sua vita testimonia una fede luminosa che cresceva di pari passo con l’amore appassionato per Gesù. Non fu sempre facile la sua vita in convento, dove a volte le sorelle la consideravano squilibrata, e fu soggetta anche a inquisizioni da parte del Tribunale ecclesiastico. Ma la sua fede non venne mai meno, anzi si accrebbe nelle tribolazioni. Nel Venerdì santo del 1697 Veronica scriveva: “Vidi 5 raggi che uscivano dalle piaghe di Gesù e venivano dritti alla volta mia e una lancia infuocata passava il mio cuore da parte a parte”. Ma il misticismo di Veronica, il suo abbracciare la sofferenza in espiazione dei peccati di tutti gli uomini, non le impedivano di essere attenta alle cose pratiche necessarie, come dimostrò quando accettò il servizio di badessa durante il quale fu anche ampliato il convento. Nel ricordare le parole di Veronica, che scriveva: “Dio è tutta carità: è tutto amore”, il Vescovo ha voluto anche ricordare che non bisogna accettare la sofferenza della croce solo perché l’amore venga purificato, ma anche perché divenga fruttuoso. Richiamando quindi le parole di Papa Francesco che diceva, a proposito dei fratelli sconosciuti annegati nel Mediterraneo: “Noi non sappiamo più piangere sulla sofferenza altrui”. E aggiungendo che, se non si traduce in gesti e opere di carità, la nostra fede muore. Alla fine dell’omelia ha ringraziato Veronica per la sua bella testimonianza di vita, implorandola di volgere i suoi occhi misericordiosi su tutti: dalla Chiesa al clero, dai religiosi ai laici cristiani, dai malati ai poveri e a chi è senza lavoro e senza speranza.

AUTORE: Eleonora Rose