Verso una meta meravigliosa

PAPA FRANCESCO. Le udienze generali del 26 novembre e del 3 dicembre

Vaticano,-22-gennaio--udienza-generale-di-Papa-Francesco-Concentriamo questa settimana, per esigenze redazionali, le ultime due udienze generali di Papa Francesco. Quella del 26 novembre (Clicca qui per il testo completo) era la 15a catechesi dedicata al tema della Chiesa, e approfondiva il suo essere “pellegrina verso il Regno”.

“Nel presentare la Chiesa agli uomini del nostro tempo – ha detto il Vescovo di Roma -, il Concilio Vaticano II aveva ben presente una verità fondamentale, che non bisogna mai dimenticare: la Chiesa non è una realtà statica, ferma, fine a se stessa, ma è continuamente in cammino nella storia, verso la meta ultima e meravigliosa che è il Regno dei cieli, di cui la Chiesa in terra è il germe e l’inizio” (cfr. Lumen gentium, 5).

“In questa prospettiva – ha proseguito -, è bello percepire come ci sia una continuità e una comunione di fondo tra la Chiesa che è nel Cielo e quella ancora in cammino sulla terra. Coloro che già vivono al cospetto di Dio possono infatti sostenerci e intercedere per noi, pregare per noi. D’altro canto, anche noi siamo sempre invitati a offrire opere buone, preghiere e la stessa eucaristia per alleviare la tribolazione delle anime che sono ancora in attesa della beatitudine senza fine. Sì, perché nella prospettiva cristiana la distinzione non è più tra chi è già morto e chi non lo è ancora, ma tra chi è in Cristo e chi non lo è! Questo è l’elemento determinante, veramente decisivo per la nostra salvezza e per la nostra felicità.

Nello stesso tempo, la sacra Scrittura ci insegna che il compimento di questo disegno meraviglioso non può non interessare anche tutto ciò che ci circonda e che è uscito dal pensiero e dal cuore di Dio… Tutto l’universo sarà rinnovato e verrà liberato una volta per sempre da ogni traccia di male, e dalla stessa morte”.

L’udienza del 3 dicembre (Clicca qui per il testo completo) ha invece avuto per tema l’attualità, ossia il recente viaggio del Papa in Turchia. Si tratta – ha detto – di una terra “cara a ogni cristiano” per aver dato i natali a san Paolo, aver ospitato i primi sette Concili e per la presenza, vicino Efeso, della casa di Maria. Con le autorità del Paese ha ribadito: “È l’oblio di Dio, e non la Sua glorificazione, a generare la violenza. Per questo ho insistito sull’importanza che cristiani e musulmani si impegnino insieme per la solidarietà, per la pace e la giustizia, affermando che ogni Stato deve assicurare ai cittadini e alle comunità religiose una reale libertà di culto”.

Poi ha posto l’accento sull’invocazione ecumenica allo Spirito santo nella cattedrale di Istanbul: “Il popolo di Dio, nella ricchezza delle sue tradizioni e articolazioni, è chiamato a lasciarsi guidare dallo Spirito santo, in atteggiamento costante di apertura, di docilità e di obbedienza”.

E proprio lo Spirito santo è stato l’ispiratore dell’incontro tra Francesco e il Patriarca Bartolomeo, rinnovando “l’impegno reciproco a proseguire sulla strada verso il ristabilimento della piena comunione tra cattolici e ortodossi”.