Viareggio tragico

Editoriale

Dalle 23.53 del 29 giugno di quest’anno Viareggio non sarà più la città spensierata del carnevale e dell’allegria, del mare, delle vacanze e dei ritrovi notturni. Purtroppo evocherà la sciagura che si è compiuta con il deragliamento del treno merci che trasportava cisterne piene di gas liquido Gpl. Al deragliamento è succeduto il ribaltamento di alcuni carri, la rottura di due cisterne e la fuoriuscita del gas che per qualche ragione si è incendiato ed ha bruciato tutto ciò che ha incontrato. Attualmente il conto delle vittime si è fermato a 18, ma ci sono molti feriti, alcuni gravi. Si è subito mossa la macchina dei soccorsi, la riconosciuta prontezza e il generoso intervento dei vigili del fuoco e della protezione civile, le dichiarazioni delle autorità che promettono inchieste e interventi di risarcimento dei danni e ripristino del traffico ferroviario. Il Papa e le massime autorità italiane ed europee hanno inviato dichiarazioni di partecipazione commossa al dolore della città. Il settimanale cattolico ‘Toscana oggi’, si domanda: ‘Morire? Ecco l’interrogativo che permane e permarrà nel tempo’. Ed aggiunge di seguito: ‘Perché morire improvvisamente mentre transiti tranquillamente in motorino lungo una strada? Perché morire rinchiuso in macchina quando credi che questa ti preservi dal pericolo? Perché morire quando dormi travolto dalla casa che crolla?’. Domande che non trovano risposta e rendono assurda la vita dell’uomo sulla terra. La popolazione si fa coraggio, va in chiesa e prega in una veglia per cercare al di fuori e al di sopra di se stesso e delle sue risorse razionali una risposta di senso e una luce di speranza. Ma il grido di angoscia non si placa e si leva con forza l’antica voce di Giobbe e dei cantori delle bibliche lamentazioni: ‘Perché? Fino a quando?’. In mezzo al fuoco e al caos che ne è seguito si stagliano esempi di eroismo, come quello del giovane diciassettenne Aid che muore nel tentativo di salvare dal fuoco la sorellina. Nella tragedia l’uomo ritrova energie che sembravano sopite. Non basteranno le lacrime per piangere le vittime di un’assurda morte e saranno inutili se non diverranno uno stimolo a cambiare mentalità nei confronti della tutela della vita umana. Nella nostra società c’è il mito del progresso, il culto dell’efficienza, l’affermazione dell’utilitarismo consumistico, della qualità della vita e dei servizi. Non si tiene conto del costo di vite umane. Incidenti sul lavoro, stragi nelle strade. Non c’è una forte cultura della vita umana. Lasciamo per ora il contenzioso cattolico aperto contro aborto ed eutanasia. Ci fosse progresso tecnico nella sicurezza, la cultura della prevenzione. Pare che questi carri ferroviari deragliati siano oggetto di controllo da parte di diverse agenzie competenti di controllo. Una catena di responsabilità che finirà per non trovare un colpevole. Anche perché l’attenzione passa repentinamente sul dopo, archiviando in fretta ciò che è successo, per dare spazio ai politici sempre disposti a promettere a parole tutto ciò che i cittadini desiderano. Viareggio tragica dovrebbe scuotere l’intera società dalla pigrizia diffusa spingendo i cittadini di ogni ceto ed in ogni settore di attività a fare la propria parte per il bene comune. Le bombe viaggianti, come sono state chiamate le cisterne con il gas, trasportate da un capo all’altro dell’Europa, in rotaia o in gomma, in cisterne o in bombole, non possono avere lo stesso trattamento e l’identico percorso di un carico di cocomeri o di giocattoli per bambini.

AUTORE: Elio Bromuri