Vicenda dolorosa per tutta la Chiesa

Domenica scorsa a Cenerente il Vescovo ha letto la lettera di don Lucio ai suoi parrocchiani

La triste vicenda cha tanta sofferenza e delusione ha provocato nella comunità parrocchiale di Cenerente, di cui don Lucio Gatti da alcuni anni era diventato parroco, e nell’intera comunità diocesana, sembra finalmente volta a soluzione.

L’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti domenica pomeriggio è andato, ha incontrato i fedeli, ha parlato con i giornalisti, ha persino ripetuto una seconda volta la scena per dare modo a tutti i parrocchiani di guardare in faccia il pastore buono e coraggioso e ascoltare dalla sua voce ferma calorosa, piena di verità e di carità le parole che don Lucio ha scritto per i suoi parrocchiani.

L’Arcivescovo ha letto a tutto il popolo la lettera in cui don Lucio ha espresso con parole sofferte i suoi sentimenti.

“Scrivo a lei carissimo Vescovo Gualtiero, perché attraverso la sua voce posso raggiungere tutte

 

le persone da me amate, in particolare sotto la guida di parroco, perché dopo lungo silenzio desidero far sentire il mio bene vestito di tanto dolore, tanta umiliazione, fragilità, debolezza e paura. Ora è con questi abiti che posso dichiarare il mio vero bene sincero e farmi vicino ad ognuno”. E poi prosegue “Certo, vedere un uomo così grande, forte, deciso, impeccabile, vivace, brillante, pieno di iniziative, presentarsi con gli stracci del povero peccatore nudo, fragile, debole, spogliato di ogni dignità farà effetto e certamente scandalizzerà ma questa è l’unica verità che io ora ho da dire a me stesso”. Ed aggiunge: “Percorrendo la strada dell’umiliazione potrò avvicinarmi al cuore di ognuno mendicando misericordia, perdono, pietà tenerezza”.

Don Lucio ringrazia poi il vescovo per come gli è stato vicino e lo ha accompagnato in questi mesi, ringrazia don Paolo e tutti i suoi collaboratori che lo hanno sostituito in parrocchia, ringrazia i monasteri di clausura che hanno pregato per lui e tutti i “confratelli sacerdoti che avranno pietà di me”. “Ora – conclude don Lucio – in questo tempo di deserto voglio mettere in luce tutto ciò che nel mio cuore va purificato: egoismo, orgoglio, pena, giudizio. Non è un isolarsi. L’unica solitudine è quella di amare Cristo e isolarsi soltanto nel suo amore”.

Ora don Lucio, ha commentato mons. Bassetti, ha bisogno di un periodo di purificazione spirituale e di rigenerazione psicologica che gli permetta il ritorno ad una vita sana serena e operosa. Come avverrà ciò è ancora da decidere da parte del vescovo che sta elaborando un decreto apposito come è previsto nel codice di diritto canonico. L’ipotesi è che in questo periodo di riflessione don Lucio sarà sospeso dall’Ordine, ovvero non potrà esercitare il ministero sacerdotale.

Nel Decreto il Vescovo formalizzerà a decisione presa sulla base dell’indagine svolta dalla Commissione diocesana istituita nell’ottobre scorso per far luce sulle accuse mosse a don Lucio.

La popolazione di Cenerente dopo mesi di incertezze supposizioni sospetti dubbi e incredulità è stata ora debitamente informata ed è giusto che possa meditare in pace e continuare il suo cammino di fede senza l’assillo di dover andare a cercare verità di fatti ulteriori. Ha sufficienti informazioni per farsi un’idea della condizione di disagio che la accomuna al suo parroco e al suo vescovo e riuscire a fare discernimento sia per il passato che ha visto eccellenti frutti di carità e di grazia sia per le cadute cui tutti siamo soggetti e che sono avvenute, permesse da Dio per l’esercizio dell’umiltà propria dei singoli e delle comunità cristiane. “Perché non monti in superbia – scrive l’apostolo Paolo nelle sue Lettere – mi è stata infissa una spina nella carne”.

Un gruppo di parrocchiani hanno dichiarato di non essere soddisfatti dei provvedimenti annuncati e dell’allontanamento del parroco ma non vorranno dar contro a mons. Bassetti che ha dimostrato una pazienza e un cuore che nessuno può immaginare.

In questa vicenda, profondamente anche se dolorosamente umana, si sono inseriti personaggi che hanno preso iniziative improprie e odiose attaccando anche le comunità di cui don Lucio era il primo artefice e responsabile, iniziative che si spera debbano cessare in modo da impedire ulteriori confusioni e turbamenti .

Le comunità si dovranno tutelare perché non siano oggetto di speculazioni e di forme di sciacallaggio, sapendo che dentro vi è tanta povertà sofferenza e amore. Chi ha cuore dovrebbe correlarsi con le zone rosse del disagio in punta di piedi e con il rispetto dovuto a chi si trova nella debolezza, in situazioni di precarietà di mezzi e di speranze.

Diocesi. Intervista all’arcivescovo mons. Bassetti sul caso di don Lucio Gatti

“La nostra Chiesa turbata, ma fiduciosa nel futuro”

 La vicenda che vede coinvolto don Lucio Gatti ha scosso i parrocchiani e tutti coloro che lo hanno conosciuto. C’è chi protesta perché lo vorrebbe ancora in parrocchia, e c’è chi segue addolorato gli eventi; e c’è chi incredulo si chiede come sia possibile che in un uomo, e ancor più in un prete, si manifestino tanta generosità insieme a tanta debolezza e fragilità umana.

Cosa può dire la Chiesa a queste persone? Lo abbiamo chiesto all’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti. “La nostra Chiesa – ha risposto – si sente scossa dalla dolorosa vicenda di don Lucio, un sacerdote che per un decennio ha smosso il quieto vivere e la coscienza di tanti perugini e umbri, attraverso significativi gesti di carità verso gli ultimi, con una vita generosamente spesa per gli altri. Poi l’indagine e la sua confessione circa fragilità e gravi errori commessi. Se questo da una parte ci confonde e ci turba, il gesto forte e coraggioso della sua lettera-confessione ai parrocchiani è un gesto apprezzabile e dignitoso”.

Questa vicenda, e altre che l’hanno preceduta, fa sorgere domande sul futuro della nostra Chiesa…

“Purtroppo anche nel passato più recente non sono mancate vicende dolorose di sacerdoti. Ma la nostra Chiesa, come ho detto durante la messa crismale del Mercoledì santo, guarda con fiducia al futuro, contando su una buona pastorale giovanile e vocazionale – abbiamo 18 alunni in seminario – e guarda al suo presbiterio, ai suoi preti, spesso anziani, scarseggianti per numero ma guida sicura e stimata del nostro popolo”.

I fedeli vorrebbero preti ‘perfetti’. È un giusto desiderio?

“È vero che di per sé l’Ordine sacro non rende santi, prova ne è il monito severo ai ‘sette angeli’ (le sette guide) delle Chiese nell’Apocalisse. Scriveva il venerabile card. Elia Dalla Costa, mia guida nei miei primi anni di seminario a Firenze, riprendendo le parole di san Girolamo: ‘Non tutti i vescovi sono vescovi, non tutti i sacerdoti sono sacerdoti. Penso a Pietro, ma anche a Giuda. L’Ordine sacro non rende santi. La santità occorre volerla e chiederla a Dio. Il centurione Cornelio – scrive ancora san Girolamo – era ancora pagano ed aveva l’anima inondata di doni dello Spirito santo. Amos, incapace di parlare, diventa profeta. Davide pastore è consacrato re’. Miei cari sacerdoti – concludeva Dalla Costa – volete per il vostro sacerdozio il dono della sapienza e il sole della giustizia e della santità? Chiedete e otterrete”.

AUTORE: Maria Rita Valli