Violenza sulle donne, vanno ‘seguiti’ gli uomini

Convegno promosso a Perugia dal Centro pari opportunità

violenza-donne-2La violenza contro le donne è un problema sempre più diffuso. La cronaca parla di donne uccise, stuprate e maltrattate, ma per ogni donna che subisce violenza c’è un uomo che la fa. Del lato maschile della violenza sulle donne si è parlato il 31 maggio a Perugia al convegno “Uomini violenti: prevenzione e recupero” promosso dal Centro per le pari opportunità (Cpo) della Regione, dalla Camera minorile di Perugia e dall’Unione forense per la tutela dei diritti dell’uomo, con il patrocinio della Regione e della Scuola superiore di avvocatura.

“La violenza sulle donne è questione che riguarda innanzitutto gli uomini, ed è quindi necessario che nel ‘maschile’ cominci ad aprirsi una riflessione” ha detto Daniela Albanesi, presidente del Cpo regionale. “Occuparci solo delle donne non basta – ha aggiunto Lucia Magionami, psicoterapeuta del Telefono donna del Cpo –, c’è bisogno di più formazione per leggere la violenza e saperla riconoscere. È importante mettersi insieme, avere un linguaggio comune tra operatori dei vari servizi per creare una sinergia che forse è più funzionale”.

Al convegno sono stati ricordati i dati raccolti in dieci anni di attività da Telefono donna, istituito nel 1989 dal Cpo della Regione. I dati mostrano che la violenza si verifica quasi sempre all’interno di una relazione poiché il maltrattante è il marito (47% dei casi), il convivente (14,6%), l’ex marito (11,3%).

Le donne che subiscono la violenza appartengono a ogni classe sociale e ogni fascia di età. Circa l’80% delle donne che hanno contattato il ‘telefono rosa’ denuncia di subire violenza e maltrattamenti, il restante 20% problemi legati alla separazione.

Negli ultimi dieci anni, 3.336 donne si sono rivolte al numero unico regionale di Telefono donna (800 861126): dal 2003 al 2012 sono quasi raddoppiate. Molte di loro chiedono che la violenza finisca, ma hanno difficoltà a sporgere denuncia per vergogna, per il timore del giudizio sociale. Il 68% sono di origine italiana, l’8% straniere.

Il maltrattante, in base sempre ai dati di Telefono donna, è quasi sempre insospettabile (65%). Alcolismo, tossicodipendenza, problemi psicologici-psichiatrici costituiscono aggravanti ma non sono le vere cause della violenza, che è comunque trasversale, riguarda cioè uomini di ogni età, etnia, nazionalità, classe sociale e livello culturale.

Telefono Donna

Il servizio Telefono donna, che si attiva con il numero verde 800 861126, realizza azioni e interventi di prevenzione e contrasto al maltrattamento e alla violenza nei confronti della donna. Opera presso le due sedi di Perugia e Terni. Non eroga prestazioni terapeutiche, ma è un luogo specializzato nell’ascolto e nell’accoglienza. Dà informazioni e accoglienza telefonica, presa in carico e trattamento dell’utente, e percorsi di uscita dalla violenza, consulenza legale e psicologica (ambedue gratuite).

C’è il Centro di ascolto per uomini maltrattanti

Ne ha parlato la psicologa Alessandra Pauncz. Un’esperienza nata a Firenze

Alessandra Pauncz, psicologa, operatrice del primo Centro di ascolto uomini maltrattanti (nato a Firenze nel 2009) ha presentato il Centro al convegno di Perugia: “Si rivolge a uomini che hanno usato violenza nelle relazioni affettive”. In questi anni, 165 uomini si sono rivolti al Centro fiorentino che per i primi due anni è stato l’unico punto di riferimento in Italia per uomini con questo problema. Oggi ve ne sono otto. “In genere, chi viene da noi è una persona con relazioni affettive stabili e di lungo periodo, ed ha tra i 30 e i 50 anni. Si rivolgono a noi spontaneamente, spesso spinti dalle proprie compagne, anche se abbiamo uomini che vengono con obblighi giudiziari. Nei primi due anni, circa la metà venivano dal Centro-Nord e Centro-Sud, ora sono in diminuzione, anche perché la richiesta dal territorio è sensibilmente aumentata e poi perché il percorso di recupero è molto lungo: dopo cinque colloqui di valutazione iniziale, segue un periodo di un anno all’interno di un gruppo, e per chi viene da fuori è difficile proseguire, allora lo indirizziamo a psicologi e psichiatri. Il percorso di assunzione di responsabilità fa sì che la violenza si interrompa abbastanza velocemente, nel giro di due mesi, mentre il periodo successivo serve a consolidare i risultati, e soprattutto estendere la percezione dei maltrattamenti anche a livello psicologico”. Il problema comunque, sottolinea, è la difficoltà ad assumersi le proprie responsabilità. “Questi uomini si ritengono vittime e tendono a dare la colpa alle compagne, che spesso si fanno carico di ciò che non funziona nella relazione. Il problema è che, se non c’è un lavoro specifico sulla violenza, questa non si interrompe. Dobbiamo cioè imparare a parlarne in modo diverso, come un qualcosa che ci riguarda più da vicino”. Parlarne è necessario, aggiunge Pauncz, ma più che raccontare dei ‘femminicidi’ occorrerebbe affrontare il problema sul piano sociale e culturale. L’esperta ha raccolto la sua esperienza nel libro Trasformare il potere (Romano editore). Una guida pensata per aiutare le donne.

 

AUTORE: Manuela Acito