Vivere senza Dio?

l’editoriale

Seguendo i resoconti e i commenti del viaggio di Benedetto XVI a Praga, capitale della Repubblica Ceca una tra le più splendide città storiche dell’Europa, una cosa che mi ha particolarmente colpito è stata la notizia che quella nazione ha una grande fetta di popolazione atea o agnostica. Si calcola che circa il 66% della gente si dichiara atea (qualcosa di peggiore si trova in Estonia). Questo non è il dato che si poteva registrare quando il comunismo imponeva l’ateismo per legge e con la forza, fino alla persecuzone violenta della Chiesa, che, nel caso, era cattolica di maggioranza. Ricordo, ad esempio, che l’attuale cardinale Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga, durante il periodo comunista è entrato in clandestinità ed ha fatto il mestiere (si fa per dire) del lavavetri. Allora tutti erano ufficialmente atei. Ora, invece, dopo il crollo del regime, quelli che si dichiarano atei lo fanno liberamente per scelta personale o per non scelta. Il clima culturale in quel Paese, ha lamentato il Papa, non è favorevole al cristianesimo. Molti, infatti, pensano che la religione possa essere di ostacolo al benessere della società. Dal materialismo marxista del partito comunista, professato come una conquista scientifica del pensiero critico, si è passati ad un ateismo pratico in cui Dio più che un nemico è considerato un estraneo, assente dall’orizzonte umano. Ma, pur non essendo esplicitamente militante in modo organizzato, la diffusione dell’ateismo comporta un impatto sociale che tende a espandersi a macchia d’olio tra i giovani. È un tipo di ateismo presente in tutti i Paesi europei, anche nel nostro pur se in misura minore. Il discorso sull’ateismo è molto impegnativo e serio e dovrebbe essere affrontato oggi in maniera nuova rispetto al periodo in cui si profetizzava la morte di Dio e della religione in tutte le sue forme. La religione e le fedi religiose, come tutti possono constatare, sono più vive che mai anche nelle forme estreme del fanatismo. Quello che si deve, oltre tutto, denunciare è l’uso strumentale della scienza per presumere di dimostrare l’infondatezza e insensatezza della fede in Dio. Sono da apprezzare gli scienziati, come Paolo Maffei, astronomo, e altri, che fanno professione di fede e di pratica religiosa senza mettere in campo le loro competenze scientifiche. È, invece, fuori luogo la professione di ateismo ammantata da argomenti estrapolati dalle scienze naturali. La conseguenza ovvia che ne discende, esplicitamente asserita tra l’altro da questo tipo di scienziati atei, è il declassamento dell’uomo. Da figlio di Dio, creato a sua immagine, diventa soltanto un animale, anche se il più evoluto. L’evoluzione della specie umana, dicono, non è avvenuta per dono di Dio e per la presenza di una mente o anima che è di ordine spirituale, ma come risposta a condizioni ambientali che l’hanno “costretta” ad evolversi per sopravvivere. Questa è la conseguenza. Volete che si dica qualcosa della causa dell’ateismo? Almeno per quello dei Cechi se ne deve trovare l’antica radice nella lotta interna tra cristiani che risalta tragicamente nella figura di Jan Huss (+1415) considerato dai suoi connazionali martire ed eroe di Praga.

AUTORE: Elio Bromuri