Dio non ci lascia sprofondare

Commento alla liturgia della Domenica “FIRMATO” Famiglia XIX Domenica del tempo ordinario - anno A

Dopo aver sfamato le folle, Gesù costringe i discepoli a partire, ad affrontare il “mare”. I discepoli lasciano che Cristo congedi le folle e, attraversando il lago, non assistono a tutto il tripudio che immaginiamo le cinquemila persone avranno tributato a Gesù: lo avranno incitato a palesarsi come Messia, come guida del popolo di Israele. Ma ai discepoli questo viene risparmiato; il Maestro non vuole che vedano, non è venuto per essere un re di questa terra. Potrebbero essere indotti in cattivi pensieri, quindi li costringe ad andare da soli; non è più lui a precederli, devono affrontare il mare da soli. Come ricordiamo, nella scorsa domenica, Gesù disse loro: “Date voi stessi da mangiare” (Mt 14,16); a questo punto, secondo Gesù, sono in grado di affrontare le situazioni.

Li “costringe” (Mt 14,22) ad affrontare il mare: dopotutto erano pescatori, sapevano cosa fare. Ogni educatore e genitore conosce bene queste dinamiche del “costringere a partire”, anche se in questi anni assistiamo sempre più a genitori che non si decidono a lasciar partire i figli e figli che si tengono aggrappati oltremodo al nido materno/paterno. Crediamo che questo sia un grande tema da affrontare con tutti i genitori con i quali veniamo in contatto. Iniziare un’opera educativa con gli adulti perché, insieme ad altri genitori, si pongano il problema della libertà dei figli e di come essere in equilibrio tra permissivismo e rigorismo, in questi tempi in cui non è sempre semplice individuare la posizione giusta.

Gesù, dopo il bagno di folla, si ritira a pregare; ma non si estranea dal mondo, infatti vede dov’è la barca e si accorge che i discepoli sono in difficoltà, e li raggiunge. Sono in balìa degli eventi contrari, sono nella notte, ma siamo sul finire delle tenebre perché il Maestro li sta per raggiungere. Sembra un fantasma, cammina sulle acque: ancora un evento prodigioso che non permette ai discepoli di riconoscerlo immediatamente. I discepoli sono scoraggiati, impauriti, spaesati; questo li rende incapaci di capire subito che è Lui, come quando Maria di Magdala lo vede fuori dal sepolcro ma non ne riconosce la fisionomia; lo riconoscerà da come pronuncia il suo nome (Gv 20,16), un tono che ricorda, un tono che dà sicurezza.

Veniamo allora alla parte centrale del racconto. Pietro ha riconosciuto Gesù e gli chiede di poter camminare sulle onde come lui, e viene invitato da Gesù a raggiungerlo. Ma, dopo lo slancio iniziale, Pietro prende coscienza di ciò che sta facendo, del forte vento, inizia ad avere paura, a mettere in dubbio di potercela fare; la fiducia nel Maestro e in se stesso vacillano. Gesù lo redarguisce: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?” (Mt 14,31). Crediamo che questo passaggio sia fondamentale oggi.

Abbiamo bisogno di approfondire la nostra fede per non vacillare e iniziare a sprofondare. Non possiamo negare di essere davanti a un periodo difficile per la nostra Chiesa: la gente ci chiede cambiamenti, probabilmente Dio stesso ce li chiede… Il riferimento è anche al prossimo Sinodo dei vescovi sulla famiglia; dobbiamo avere il coraggio di seguire quanto la nostra fede ci indica, ricordarci del sensus fidei del popolo di Dio. Dobbiamo insieme, ecclesialmente, aiutarci a individuare nuove strade, mettere in campo il nostro “olfatto” (cfr. Evangelii gaudium, 31) per immetterci su nuove vie e mantenere la fiducia che stiamo andando incontro al Signore, il quale ci invita a farlo con coraggio. Per fare questo, saremo costretti ad uscire dalla barca, a camminare in mezzo a condizioni magari non proprio favorevoli.

La Chiesa dovrà affidarsi molto ai suoi laici perché sono già in mezzo a questo mare: tutte le mattine vanno al lavoro, a scuola, hanno la possibilità sia di portare dentro la Chiesa la vita reale delle persone che non frequentano le nostre parrocchie, sia Gesù a quanti non hanno ancora avuto la fortuna di incontrarlo. Dobbiamo fare nostro il grido di Pietro: “Signore, salvami!” (Mt 14,30). Non ci salveranno i nostri piani pastorali, le nostre Curie super-organizzate, ma il Signore, che attende il nostro sincero grido di aiuto; e dobbiamo essere sicuri che arriverà la Sua mano e ci solleverà dai flutti.

AUTORE: Rita Pileri Stefano Sereni