La famiglia da Adamo ed Eva

Secondo incontro della Pastorale familiare di quest’anno, a San Giustino, con i coniugi Maria e Gigi Avanti della Consulta nazionale Cei

Domenica 29 gennaio ha avuto luogo il secondo incontro di Pastorale familiare di quest’anno. Tenutosi presso la sala conferenze del Museo storico del tabacco a San Giustino, il pomeriggio di riflessione promosso dalla pastorale familiare della diocesi è stato animato dai coniugi Maria e Gigi Avanti, consulenti familiari e membri della Consulta nazionale della Cei per la Pastorale della famiglia. Hanno condotto l’incontro affrontando le tematiche brillantemente come sempre, e catturando l’attenzione dei numerosi partecipanti. Il tema trattato è stato “Le tentazioni di sempre… contro la vita familiare e la vita lavorativa”. Una coppia di partecipanti ce ne offre un resonto. Siamo partiti esattamente da “Adamo ed Eva”, cioè dalla radice della nostra realtà umana, la riflessione si è mossa cioè dalla consapevolezza che ognuno di noi nella propria vita è esposto alla tentazione principe di decidere superbamente per sé, e spesso anche per gli altri, di fare di testa propria, nella presunzione della propria ragione, senza tener conto di ciò che gli è stato detto da Dio per amore e per il bene. E così Eva, come ognuno di noi, ha fatto di testa sua, ha colto il frutto, con l’aggravante di non aver chiesto il parere ad Adamo, anzi con la presunzione anche di farglielo mangiare, pensando che quello fosse stato il meglio per lui. Questo accade nelle nostre vite quotidianamente: sostituirci a Dio, sostituirci e imporci sull’altro. Le avvisaglie evidenti che si tratti di una tentazione, lavoro del persuasore occulto, il diavolo (divisore) o satana (accusatore) che dir si voglia, è che viene rotto l’incantesimo del Creatore, si rompono le relazioni. È quando prevale il “secondo me, io penso che sia meglio per me…” rispetto a quello che Dio ha pensato per ognuno di noi come persona e come coppia, perché Dio crea la relazione, non l’individuo. La prima resistenza da porre in essere è smetterla di fare di testa propria, specie se in coppia, nella consapevolezza che più forte dello spirito tentatore è lo Spirito santo, che ci consola e consiglia nel nostro presente. Dice sant’Agostino: Omnis homo Adam, omnis homo Cristus: ci è data sempre la possibilità di scegliere di fronte al bivio, all’aut-aut da cui dipende la nostra vita: sì a Dio, no al proprio io, sì a Gesù Cristo, no a satana; sì all’Amore, no all’amor proprio. Citando il libro di C.S Lewis Le lettere di Berlicche il relatore ci ha invitato a riflettere sulla tentazione insinuata più finemente dal diavolo nella vita dell’uomo: quella di rovinare costantemente il suo presente, vero punto di contatto tra il tempo e l’eternità, unica vera dimensione del nostro essere creature eterne. È nel presente appunto che all’uomo viene offerta la realtà e la libertà, il “qui e ora” che è per l’uomo il luogo dell’esperienza spazio temporale dell’eternità. Come ci è tolto questo contatto con l’eterno? Facendoci rimpiangere e lacrimare per il passato e insinuandoci la costante preoccupazione per il futuro, caricandoci di aspettative, facendoci desiderare costantemente di avere più di quello che si ha, togliendoci così la gioia di godere nel presente di ciò che già si è. Il tranello di fissare l’affetto dell’uomo nel futuro, ci toglie di godere la bellezza di ciò che già si ha, toglie energia affettiva al presente, così da non accorgersi più di chi ci sta accanto, di come sta l’altro e anche di come davvero stiamo noi. Quale l’antidoto? Ci aiuta ancora sant’Agostino, ammonendoci con il suo “Desidera ciò che hai” cioè, “godi di ciò che sei”, “sii contento di ciò che già profondamente e totalmente hai di avere”. Così Gigi ha incalzato, con voce tonante e sguardo tenero: “Amico, ti è stato dato l’oro: hai di essere figlio di Dio, hai di essere in relazione con tuo marito, con tua moglie, con i tuoi figli… e che più?” Stiamo allora fuori da ogni ansia di diventare ciò che non si potrà mai diventare (Dio), godiamo del nostro essere, liberiamoci dell’inquietudine perenne di quel di più o di quel dopo che ha guardar bene non finiremo mai di trovare, resistiamo alla tentazione del credere di voler essere, o di voler diventare: godiamo “qui e ora”, cioè per sempre, del nostro “essere”. Non abbiamo sentito statistiche sulla inconciliabilità tra tempi del lavoro e della famiglia, o ammonizioni sulla tentazione della carriera lavorativa e la conseguente frustrazione e insoddisfazione della vita familiare. No.