La lezione della Grande guerra

Abbiamo appena ricordato, il 24 maggio, il centenario dell’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale; quella che più di ogni altra nella storia umana è stata esaltata dai vincitori come un evento quasi – o senza “quasi” – sacro, e che, mentre era ancora in corso, Papa Benedetto XV aveva definito “inutile strage”.

Ormai che tutti i protagonisti, governanti e testimoni hanno raggiunto nella tomba i caduti (600 mila solo gli italiani), la retorica ha ceduto il posto alla riflessione, e la definizione di Benedetto XV è entrata nel linguaggio comune. Qualcuno ancora nega che sia corretto chiamarla nel suo insieme “inutile strage”, ma nessuno può negare che la sua storia quotidiana sia stata intessuta di innumerevoli “inutili stragi”.

La linea del fronte – dal Mare del Nord all’Adriatico – restò praticamente bloccata per anni, mentre ogni giorno i soldati di qua e di là si buttavano all’assalto e alla morte con la stessa logica di chi picchia la testa contro la roccia pensando di abbatterla. C’è un piccolo altopiano sulle Alpi vicino a Cortina dove sono stati contati sette morti per metro quadrato. Questo si dice non per togliere valore all’eroismo e al sacrificio degli sventurati combattenti, ma per sottolineare l’insipienza e la follia degli Alti Comandi e dei Governi di tutti i Paesi coinvolti.

I soldati italiani furono gettati nella mischia senza preparazione, senza organizzazione e senza mezzi. Nell’autunno 1915 c’era già neve sulle trincee delle Alpi, e i soldati non avevano ancora indumenti di lana. Decine di migliaia di loro sono morti non per i proiettili nemici ma per il tifo, il colera e il congelamento. Ogni mancanza disciplinare, anche la più futile, era punita con la fucilazione. A un certo punto gli austriaci, per risparmiare le munizioni, usavano le mazze ferrate per finire i nemici feriti.

Tutto questo per che cosa? Dopo soli venti anni dalla fine della guerra, tutto ricominciò da capo, e fu anche peggio. Solo allora tre grandi uomini – Adenauer, De Gasperi, Schuman – capirono che l’Europa doveva unirsi per sempre per vivere in pace. Teniamocela stretta, questa Europa unita.

AUTORE: Pier Giorgio Lignani