Noi, la Grecia di domani?

Le vicende della Grecia meritano la nostra attenzione, perché la Grecia è molto vicina, e non solo in senso geografico e storico-culturale: se loro sono i primi in Europa quanto a debiti, noi siamo i secondi. Ciò che oggi accade in Grecia ci fa vedere che cosa potrebbe accadere anche a noi. La Sinistra ha vinto le elezioni in Grecia promettendo la fine dell’austerità forzata; ottimo programma, considerata la durezza dei sacrifici imposti al popolo greco. Ma, all’atto pratico, le promesse si sono subito ridimensionate. Infatti, uno Stato non può spendere i soldi se non li ha; e non può neppure chiederli in prestito mentre sbandiera la decisione di non restituire quelli che ha già ricevuto. La verità è che le sacrosante conquiste dello “Stato sociale” durano solo finché l’economia nazionale funziona abbastanza bene da permetterlo. Tutti ripetono la parola “diritti” – diritto al lavoro, diritto alla salute, alla casa, allo studio, all’accoglienza, al benessere – come se fosse una parola magica, come se per ottenere i risultati bastasse la volontà. Così è sembrato, dalle nostre parti, per tutta la seconda metà del XX secolo; non a caso si parlava di “miracolo”. Ma ci si è dimenticati da quale povertà eravamo appena usciti, e quanto complicate, difficili e costose fossero le condizioni che avevano permesso quel miracolo. In Italia il Prodotto interno lordo (che è un’entità astratta e discutibile, ma è comunque un indicatore della ricchezza nazionale) ha smesso di crescere da parecchi anni e segna anzi qualche arretramento; ma nello stesso tempo le esigenze dello Stato sociale hanno continuato a crescere, e i conti non tornano più. Molti dicono che non si deve essere schiavi dell’economia; e magari hanno ragione, ma allora bisognerebbe essere disposti a rinunciare a tutti i vantaggi che lo sviluppo economico ci ha portato e che si possono conservare solo con un perfetto funzionamento del sistema economico (come quello che hanno in Germania, per capirci). A molti consumi superflui si può rinunciare; è più difficile rinunciare allo Stato sociale.

AUTORE: Pier Giorgio Lignani