Non c’è Terni senza San Valentino

Mons. Paglia ha sottolineato l’importanza che ha rappresentato la solidarietà di tanti. “Se abbiamo piegato ciò che era rigido è stato per la forza dell’amore”L’anima salda e unità, rivelata in questi giorni dalla città di Terni, nell’affrontare la difficile crisi dell’acciaierie, si mostrata calda e amorevole per la festa religiosa di san Valentino. Una folla immensa ha gremito la basilica per rendere omaggio all’urna del Santo. Presenti tutte le autorità cittadine e la presidente della Regione alla celebrazione del solenne pontificale presieduto dal vescovo mons. Vincenzo Paglia. Una testimonianza, quella di san Valentino, che segna, ancora oggi, in profondità le radici della città, al punto da poter dire che non c’è la città – la Terni vera – senza queste radici. Esse vanno riscoperte nella loro forza e in tutta la loro ricchezza, quella segnata da una cultura del bene comune. Mons. Paglia ha sottolineato l’importanza che, al di là delle preoccupazioni per il futuro, ha rappresentato la solidarietà di tanti, fino ad operare un piccolo “miracolo”: quello dell’allontanamento di una decisione ingiusta e crudele che era stata freddamente sbattuta in faccia. “Oggi siamo qui, attorno a san Valentino, come per ripartire dall’amore. Se abbiamo piegato ciò che era rigido è stato per la forza dell’amore, una grande lezione di vita che dobbiamo apprendere anche per il futuro. Penso – ad esempio – ai risultati non sempre soddisfacenti per rendere Terni e il suo territorio accogliente e creativo, per dare più slancio a nuove iniziative imprenditoriali; alla generale lentezza per aumentare le potenzialità di questo territorio; oppure alla timidezza con la quale si guarda all’Università come fattore di crescita; ed anche alle opacità con cui la stessa comunità cristiana talora guarda ai problemi dell’economia locale e del lavoro – ha detto mons. Paglia – Tutti siamo certamente impegnati per migliorare Terni e per renderla più solidale, più europea, più universale. Ma questo richiede maggiore intelligenza, più sollecitudine nell’anticipare i problemi e più attenzione nell’aprirsi a nuove prospettive. E dall’attuale successore di san Valentino viene l’auspicio affinché l’identità della città, che affonda le radici nella grande tradizione industriale, non rimanga fissa e immutabile. “Vanno superati gli egoismi di gruppo e la difesa dei microinteressi. Essenziale, in questa prospettiva di un nuovo sviluppo, è il ruolo della cultura. È necessario investire in essa per far emergere nuove prospettive in grado di confrontarsi con le sfide del futuro. Ciò richiede anche una nuova linfa spirituale, un rinnovamento interiore che permetta di guardare al futuro con maggiore speranza”.

AUTORE: Elisabetta Lomoro