8 Settembre, tragedia che insegna

Qualche settimana fa abbiamo ricordato l’ottantesimo anniversario del 25 luglio 1943, la data in cui ebbe fine il governo di Mussolini, in carica dal 1922; e fu insediato il primo governo postfascista. Questo evento non aveva segnato la fine della guerra, né formalmente né di fatto, ma tutti in Italia si aspettavano che la guerra dichiarata dal regime fascista contro gli Usa e la Gran Bretagna, e di fatto ormai perduta irreparabilmente, finisse.

L’armistizio dell’8 settembre 1943

Questa settimana ricorre l’anniversario dell’8 settembre dello stesso anno 1943: la data dell’armistizio, cioè l’atto con il quale l’Italia si “arrendeva senza condizioni” come le era stato imposto. Le due date, vicine fra loro ma lontane da noi, nella memoria di molti si sovrappongono e si confondono. E in effetti, per quanto siano stati accadimenti diversi, sono accomunati sinistramente dalla Storia. Che cosa hanno avuto in comune?

Cosa hanno in comune le due date?

Che si è trattato, in entrambi i casi, di tragiche illusioni. Si credeva che fossero finite le sofferenze, le privazioni e i lutti di una guerra insensata; e invece il peggio doveva ancora arrivare, e arrivò con l’Italia trasformata in campo di battaglia tra eserciti stranieri che si combattevano allo spasimo e senza pietà. E divisa essa stessa in due Stati – ovvero ombre di Stati, in quanto dominati in realtà dalle potenze che ne occupavano i rispettivi territori –, ugualmente in guerra fra loro.

Il periodo più duro e doloroso

Non è il caso di ripetere qui tutta la storia, del resto ben nota; ma basti dire che quell’arco di venti mesi fra il settembre 1943 e l’aprile 1945 è stato, per il popolo italiano, il più duro e doloroso dall’epoca delle invasioni barbariche. Lo storico Galli della Loggia, riferendosi a quel periodo, parla di intesa come la fine di ogni illusione e di ogni ideale. Ma si potrebbe anche dire il contrario, se si ritiene che un nuovo senso di comunità e di appartenenza nacque proprio da quella guerra civile, dalla Resistenza, dalla ricostituzione di partiti liberi e democratici, dalla stessa dialettica fra quei partiti, dall’impegno per la ricostruzione.

Resta il fatto che quell’estate del 1943, fra il 25 luglio e l’8 settembre, fu drammatica per il contrasto fra le speranze che prometteva e le tragedie che covava. Ci insegna che la Storia non va dove sembra che vada né dove si vorrebbe che andasse, ma, nel bene e nel male, in altre direzioni.

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