La carità vissuta nel ministero sacerdotale

Don Nozza ha incontrato i seminaristi

Il direttore nazionale della Caritas, don Vittorio Nozza, a Foligno venerdì scorso per una riunione con i responsabili diocesani dell’Umbria, si è incontrato anche con i seminaristi del pontificio seminario regionale “Pio XI” di Assisi. Tutta la comunità è stata accolta dai ragazzi che vivono nella casa regionale della Caritas e dal responsabile, don Lucio Gatti. All’inizio del pomeriggio si è tenuto l’incontro con don Vittorio Nozza che ha parlato della carità vissuta nel ministero sacerdotale e all’interno della comunità parrocchiale. Il Vaticano II ci ha consegnato la Chiesa, comunità in un territorio, fondata sulla Liturgia, sulla Parola e sulla Carità. Quale è – ha chiesto don Nozza ai futuri preti – la nostra concezione di Chiesa? Corrisponde a quella conciliare? Se la Chiesa intera è tutta soggetto di pastorale, allora la carità non è un hobby riservato agli addetti ai lavori, ma è parte integrante dell’intera comunità; tutti, nessuno escluso, si è dentro l’esercizio della carità. La Caritas è nata proprio per dare concretezza a quest’idea comunitaria della carità. .Un’altra domanda rivolta ai seminaristi: noi abbiamo presenti cammini di Chiesa che vanno verso questa direzione, oppure abbiamo in mente qualcos’altro? Don Nozza non ha nascosto i problemi che ostacolano la promozione della testimonianza della carità. Primo fra tutti l’intendere la carità come uno dei tanti servizi che la chiesa (diocesi o parrocchia) eroga. Un altro è rappresentato dalla mancanza di comunione all’interno della comunità: l’azione caritatevole, in questo caso, manca dell’elemento base, perché la carità nasce (ma allo stesso tempo favorisce) proprio dalla comunione ecclesiale. La Caritas – è stato ricordato – non è il ministero del Welfare; i servizi che essa pone in essere hanno anzitutto una funzione educante. .Il direttore nazionale della Caritas ha trasmesso ai seminaristi anche alcune indicazioni pratiche. Dopo aver posto la domanda “quale pastorale sarò chiamato ad esprimere?” ha ricordato la necessità essenziale, ribadita peraltro anche da numerosi documenti della Chiesa italiana, che tutta la comunità venga particolarmente educata a vivere la carità. Tutta la comunità vive della Parola, della Liturgia e della Carità. Se si dimentica una di queste fondamentali componenti c’è il rischio di “deturpare” e sfigurare il volto dell’amore di Cristo nella storia. .Il prete, chiamato a servire una comunità parrocchiale, è invitato a favorire la crescita comune e armonica di tutte tre queste dimensioni. Come fare? Prima di tutto tenendo a cuore i cosiddetti “luoghi di partecipazione” dove il confronto tra tutti i parrocchiani arrivi alla progettazione di una pastorale unitaria. Deve passare l’idea che il “ministero della carità” è consegnato a tutta la comunità. Un luogo importantissimo dell’educazione alla carità è rappresentato dalla famiglia. Anche le associazioni e i movimenti hanno una responsabilità circa la testimonianza della carità, a partire soprattutto dalla comunione. .Più in concreto, don Vittorio Nozza ha ricordato quali sono oggi le povertà che interpellano la comunità ecclesiale: quella legata ai bisogni primari (un pasto, una casa…: questi stanno aumentando), quella che si esprime in termini di solitudine, abbandono, emarginazione; una terza forma è quella legata alla ricerca di senso e di significato; quest’ultima riguarda soprattutto i giovani. Il triplice significato di “povertà” dice che la carità più che dono di cose consiste nel dono di sé: è anzitutto comunione, prossimità, relazione, presa in carico delle persone. Per fare tutto questo – ha ricordato il direttore di Caritas nazionale – non c’è bisogno prima di tutto di servizi, ma di una vita ordinaria dove vivere continuamente la relazione con gli altri, bisognosi. La giornata è proseguita con la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Riccardo Fontana, delegato dalla conferenza episcopale umbra per la Caritas. .Dopo la cena, premurosamente preparata dai ragazzi della casa regionale, i seminaristi hanno partecipato alla via crucis, allestita dagli stessi ragazzi, particolare perché – come ha ricordato don Lucio Gatti – prima di tutto sperimentata e partecipata con la vita.

AUTORE: Francesco Mariucci