Cooperazione sociale e sviluppo. Si può fare

Alla presentazione del “bilancio sociale” della cooperativa “Nuova Dimensione” confronto sulle potenzialità economiche del sociale

La presentazione del “bilancio sociale” come occasione per una riflessione sullo sviluppo. L’idea è della cooperativa sociale “Nuova dimensione” che giovedì 17 giugno ha presentato il proprio “bilancio di responsabilità sociale” (la relazione l’ha tenuta il direttore generale Leonia Lanari) e poi ha messo attorno ad un tavolo i comuni (Luciana Bianco dell’Anci e sindaco di Panicale e Andrea Cernicchi assessore del comune diPerugia), il mondo delle cooperative (con il presidentet di Confcooperative Andrea Fora), il mondo dell’impresa e del sindacato (con il presidente della Camera di commercio Giorgio Mencaroni e Claudio Riccialrelli della Cisl) e la Regione (con l’assessore alla sanità Vincenzo Riommi). A loro era chiesto di intervenire sul tema della relazione affidata al prof. Pierluigi Grasselli su “Cooperazione sociale e nuovo sviluppo”, con il presidente regionale di Federsolidarietà a coordinare il dibattito.

Prof. Grasselli, cosa vuol dire fare un bilancio sociale? “Le dico cosa ha fatto la cooperativa ‘Nuova Dimensione’. Ha illustrato il suo assetto organizzativo, esposto le performance aziendali, descritto la rete delle relazioni interne ed esterne ad essa con i diversi stakeholder, i portatori di interesse, ha presentato la valutazione degli utenti sui servizi prestati, le direttrici di fondo delle strategie aziendali proposte. E questo in un ventaglio di servizi offerti che vanno dall’assistenza agli anziani, ai disabili, ai soggetti con problemi di salute mentale, all’infanzia e adolescenza”. Lei si occupa di diffondere l’interesse per il grande tema del “bene comune”.

C’è una relazione con la cooperazione sociale? “Dalla cooperazione sociale viene un contributo importante all’attuazione di bene comune per i residenti nel nostro territorio. Tra l’altro Nuova Dimensione ha approvato di recente una Carta dei valori molto ricca di riferimenti eticamente sensibili, ed applica criteri di responsabilità sociale, che attestano l’adesione della cooperativa ad un modello operativo concretamente impostato sulla centralità della persona”.

Nella sua relazione affianca la cooperazione sociale allo sviluppo, un obiettivo che fa pensare piuttosto alla produzione di beni materiali… “Per fronteggiare la crisi economica, occupazionale, finanziaria (e prima ancora morale), molte voci autorevoli, che io condivido, ritengono indispensabile un nuovo approccio allo sviluppo, che richiede condivisione, cooperazione, partecipazione, solidarietà, sussidiarietà e una razionalità appropriata, e che punta sul riavvio della crescita nella coesione, a difesa del nostro modello sociale. In poche parole un orientamento al bene comune. A mio avviso la cooperazione sociale è rilevante per riavviare la crescita economica, con razionalizzazioni dolorose ma mantenendo la coesione sociale, ed è importante anche per il rilancio di partecipazione e democrazia e per l’affermazione di una nuova cultura, che basi su queste due componenti e sull’attenzione alle necessità e ai meriti delle persone, il contributo al bene comune”.

Nulla da chiedere agli amministratori pubblici? “Federsolidarietà-Confcooperative Umbria ha recentemente inviato un Documento alla Giunta e al Consiglio regionale in cui ricorda la drammatica questione dei ritardi di pagamento e dell’attesa di riconoscimento dell’ultima riforma del tariffario regionale la cui mancanza acuisce il senso di incertezza nelle cooperative e ne aggravata la situazione economico-finanziaria. Nel documento si chiedeva di riavviare in modo serio la partecipazione della cooperazione sociale ai processi di programmazione dei servizi, di assicurare la capacità delle zone sociali di attuare dei ‘veri piani di zona che tengano presenti i reali bisogni del territorio’. In quello stesso documento si sottolinea anche l’urgenza di provvedere ai processi di accreditamento dell’offerta, e alla regolazione e al monitoraggio dei mercati, per la valorizzazione degli operatori più impegnati ed innovativi, e del corretto impiego dei sussidii erogati. Infine deplora la prassi degli accordi al ribasso nella determinazione delle tariffe dei servizi sociali che va ad incidere sulla qualità dei servizi e sulla stessa dignità del lavoro cooperativo”.

AUTORE: Maria Rita Valli