Torna a Citerna la Madonna di Luca della Robbia

Dopo il restauro si pensa a creare un “museo diffuso” o un “percorso mariano” con Sansepolcro, Monterchi e Anghiari

Venerdì scorso è stata restituita alla comunità di Citera, alla quale appartiene, l’opera scultorea Madonna col Bambino di Luca della Robbia “il giovane”, del 1520. In tale occasione si è tenuto un convegno scientifico presso l’auditorium del monastero di S. Elisabetta a Citerna. Il Vescovo ha salutato in modo caloroso il restauro di questa opera nella quale “arte e fede, celebrati insieme, aprono un orizzonte nuovo di speranza”. Il sindaco citernese, Giuliana Falaschi, ha sottolineato l’importanza dell’opera robbiana definendola “unica nel suo genere”, per creare un museo diffuso non solo a Citerna ma in tutto il territorio Altotiberino. L’opera, oggi nella chiesa di S. Michele, entro il 2012 tornerà nella sua collocazione originaria: un altare con una bella cornice robbiana nella chiesa di S. Francesco. In quella data un’altra straordinaria opera, la Madonna di Donatello, verrà restituita, dopo attento restauro, alla città. A tale proposito l’assessore alla Cultura Laura Tizzi ha presentato alcune proposte come la creazione di un circuito mariano che interesserà 4 Comuni, con Sansepolcro (Madonna di Piero della Francesca), Monterchi (Madonna del Parto) ed Anghiari (Madonna di Jacopo della Quercia). Presente Giuditta Rossi, della Soprintendenza per i beni storici e artistici dell’Umbria, che ha ricordato il significativo patrimonio delle chiese di Citerna. I tecnici ed i chimici dell’Opificio delle pietre dure di Firenze hanno aperto il convegno ricostruendo la storia dell’opera, definita “popolare e di scarso valore” nella targhetta didascalica che recava. Laura Speranza, direttrice del settore di restauro dei materiali ceramici, plastici e vitrei dell’Opificio ha ricostruito le fasi degli interventi effettuati per rimuovere le ben sei ridipinture fatte nel corso del tempo, per ritrovare le fattezze originarie. Il risultato è stato sorprendente in quanto sono stati ri-scoperti i veri lineamenti delle figure, molto più gentili, realistici, morbidi ed aggraziati. Anche lo studio fatto sui panneggi è risultato di estremo interesse: è stato eliminato il rosso scarlatto per riportarlo ad un colore più scuro, così come il manto blu foderato di verde risulta oggi di straordinaria bellezza. Scompare il velo nero sul capo della Madonna per ripristinare quello autentico, bianco legato dietro la testa a raccolta dei capelli. Anche il dettaglio dei piedi della Vergine colpisce come a voler dimostrare una conquista dello spazio. A seguire l’intervento di Shirin Afra, collaboratore dell’Opificio, che ha discusso la sua tesi di laurea proprio su questa opera; ha riportato all’attenzione del pubblico altri particolari come lo schema del puntinato utilizzato per evidenziare le parti mancanti dell’opera che sono state ricostruite, come il ventre della Vergine. Monica Galeotti, chimico del laboratorio scientifico dell’Opificio, e Leonardo Borgioli, dei laboratori Cts di Firenze, hanno trattato i danneggiamenti subiti da materiali e colori nel corso del tempo, ricordando come la statua, distinta in due blocchi, aveva problemi di staticità oggi risolti con un’adeguata congiunzione del busto ed una zappatura da basso. Inoltre è stata ristabilita la staticità del Bambino sul braccio della Madre, un tempo fissato con un foro a trapano oggi invece con perno in acciaio inox. Le conclusioni sono state affidate al direttore generale della Soprintendenza Francesco Scoppola che ha definito la Madonna “del mistero e non del manifestato”, e a don Paolo Martinelli, parroco di Citerna che con commozione ha chiuso i lavori parlando dell’opera come “gioia semplice di un ritorno a casa”, elogiando il materiale che l’ha realizzata, la terra, come l’elemento che più di tutti ci avvicina a Maria, che ci guarda con gli “occhi della fede e dello stupore”.

AUTORE: Catia Cecchetti