Presbiteri, operai della Misericordia

Parola di vescovo

Durante l’ultima Quaresima la Congregazione per il clero ha emanato il documento dal titolo Sacerdote ministro della misericordia divina (d’ora in poi, in sigla: Smdmd), con lo scopo di fornire un “sussidio per confessori e direttori spirituali” (sottotitolo). Due le parti in cui si articola il testo: la prima, dedicata al sacramento della penitenza e la seconda alla direzione spirituale. Tema centrale del documento è l’abbraccio della misericordia di Dio per ciascun uomo, che si è manifestato in Cristo e che si perpetua nella Chiesa mediante il ministero del sacerdote. Questo abbraccio si realizza anzitutto nel mistero dell’Incarnazione: Dio viene nel mondo perché ogni uomo si senta cercato, desiderato, soccorso, guarito, e finalmente avvolto dall’amore di Dio per lui. La premura instancabile e inesauribile del Creatore per la sua creatura, ferita e fragile, si è resa visibile e sensibile nel volto di Cristo, e poi si è dilatata e continua ad espandersi nello spazio e nel tempo, sino alla fine del mondo, mediante la Chiesa, tutta a servizio della riconciliazione tra l’uomo e il Dio che lo ama. In questo abbraccio di Dio per l’uomo, il ministro sacro, primo fruitore e ambasciatore fedele della divina misericordia, ha un compito meraviglioso e decisivo. Infatti “accanto alla quotidiana celebrazione eucaristica, la disponibilità all’ascolto delle confessioni sacramentali, all’accoglienza dei penitenti e, laddove richiesto, all’accompagnamento spirituale, sono la reale misura della carità pastorale del sacerdote” (Smdmd – Presentazione); infatti “oggi più di ieri c’è bisogno di maestri di spirito saggi e santi” (Smdmd, n. 1). Il sacerdote è anzitutto, lui per primo, il beneficiario “degli strumenti di santificazione di cui è ministro, per il suo personale rinnovamento spirituale e apostolico” (cfr. Smdmd, n. 5). Certamente “la vita spirituale e pastorale del sacerdote, come quella dei suoi fratelli laici e religiosi, dipende, per la sua qualità e il suo fervore, dall’assidua e coscienziosa pratica personale del sacramento della penitenza… In un prete che non si confessasse più o si confessasse male, il suo essere prete e il suo fare il prete ne risentirebbero molto presto e se ne accorgerebbe anche la comunità di cui egli è pastore” (Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, n. 15 – Smdmd n. 17). Per la crescita personale e vocazionale dei ministri sacri, il documento, molto opportunamente, offre uno schema di esame di coscienza (Smdmd – Appendice I) specifico per i sacerdoti, di grande respiro e profondità, ricchissimo di stimoli per la vita spirituale e il ministero. Insieme all’assidua e fruttuosa ricezione del sacramento della penitenza, “la realtà ministeriale esige che il ministro riceva egli stesso la direzione spirituale… I presbiteri, ponendo nelle mani di un saggio confratello la formazione della loro anima, matureranno la coscienza, fin dai primi passi del ministero, dell’importanza di non camminare da soli per le vie della vita spirituale e dell’impegno pastorale” (Smdmd, n. 75).

AUTORE: Mario Ceccobelli