A fianco dei lavoratori

La drammatica sequenza degli incidenti mortali che continua a colpire i lavoratori, quella catena di lutti che, purtroppo, non sembra arrestarsi sia in Umbria come in tante altre parti del nostro Paese, richiede un forte ed urgente impegno collettivo per la salvaguardia della vita dei lavoratori e della sicurezza nei luoghi di lavoro. La Chiesa e le diocesi umbre, come in altre circostanze ribadito, sono a fianco del mondo del lavoro, delle famiglie e della società civile nel chiedere, con la forza e l’urgenza che la situazione impone, che si faccia strada una nuova cultura del lavoro: che si basi su un concetto del lavoro non solo come redditività, ma anche e soprattutto come dignità, come impegno per trasformare questo nostro mondo e renderlo più umano e più bello. Proprio per questo c’è bisogno che in cima alle nostre preoccupazioni ci sia il rispetto per ogni persona, la dignità di ogni lavoratore. Di qui consegue l’urgenza di una cultura della sicurezza, di una cultura delle regole che riguardi tutti, dal dirigente all’ultimo operaio. Riflettere sul diritto ad un ambiente di lavoro sano, sicuro e dignitoso, e sulle forme concrete attraverso le quali, con il concorso di tutti, questo diritto diventi effettivo, richiede una rinnovata attenzione. E soprattutto una nuova cultura del lavoro che interessi trasversalmente l’intera società. Per questo credo sia necessario anzitutto riaffermare il principio relativo al lavoro come vocazione dell’uomo sulla terra. È a dire che il lavoro è l’espressione più alta dell’uomo e della donna. Il lavoro è al servizio dell’uomo e della sua crescita armonica nella creazione. Va rovesciata la sciagurata scala di valori che mette al vertice il profitto e il guadagno e l’uomo nel gradino più basso, che di fatto è costretto ad una nuova schiavitù. In realtà il lavoro appartiene, prima ancora che alle diverse e mutevoli forme oggettive di organizzazione sociale, alla dimensione soggettiva dell’uomo e delle persona (Gen 1,28). Il lavoro contiene nello stesso tempo un’insopprimibile dimensione sociale: attraverso il lavoro la persona entra infatti in relazione con l’altro in modo tale per cui la negazione del lavoro conduce ad una negazione della persona stessa. Non c’è dubbio che i cambiamenti avvenuti costringono a ripensare le questioni relative alla dignità del lavoro, alla sua tutela, alla garanzia dei diritti della persona legati al lavoro, al ruolo dello Stato e di tutte le altre organizzazioni politiche. E credo dobbiamo riportare alla giusta considerazione il lavoro duro della fabbrica, spesso dimenticato o disatteso nella sua durezza e nelle sue difficoltà. E se la catena delle morti è lunga, significa che ci troviamo di fronte ad una cultura che ha fatto anche del guadagno, e non solo, il primato assoluto dell’esistenza. È necessario allora un rinnovato impegno a fermare questa tragedia di morti sul lavoro. Si tratta di un impegno complesso, ma indilazionabile. Non dobbiamo mai dimenticare che la vita degli altri dipende anche da me, anche dalla mia attenzione e dalla mia preoccupazione. Il lavoro non è slegato dalla concezione che abbiamo della vita, dal senso che diamo alla nostra esistenza. Per questo, di fronte a quanto continua ad accadere, non abbiamo bisogno di sterili e pericolose contrapposizioni; è necessario, è urgente oggi uno scatto di responsabilità da parte di tutti perché il lavoro di tutti sia un’occasione di dignità e di progresso.

AUTORE: Vincenzo Paglia