Anche qui un santo curato

Parola di vescovo

Il 19 giugno, solennità del Sacro Cuore, è iniziato l’Anno sacerdotale indetto dal Santo Padre per ricordare i 150 anni della morte del Curato d’Ars, san Giovanni Maria Vianney, dichiarato da Pio XI, nel 1925, patrono dei parroci. Il nostro settimanale ha già parlato dell’evento, in particolare l’ha felicemente fatto mons. Pietro Bottaccioli sottolineando la coincidenza, per noi umbri, con l’inizio della causa di beatificazione del presbitero spoletino don Andrea Bonifazi. La nostra piccola regione è considerata, da sempre, terra fertile di santità. Una fertilità non solo dei tempi passati, ma ancora attuale: basti ricordare il già citato don Andrea Bonifazi, ma anche il chirurgo Vittorio Trancanelli, della diocesi di Perugia, ed altri di cui è in corso il processo diocesano. Quando nel 1859 moriva in Francia il Curato di Ars, a Spoleto un giovane di 18 anni stava decidendo di donare la vita al Signore nel sacerdozio ministeriale per l’annuncio del Vangelo e per il servizio ai poveri. Pietro Bonilli, questo era il suo nome, come Giovanni Maria Vianney, trovò molte difficoltà per seguire gli studi a motivo dell’estrema povertà, ma una volta prete non cercò parrocchie con un buon beneficio; accettò invece, nell’obbedienza, di compiere il ministero assegnatogli dall’Arcivescovo, dedicandosi al soccorso dei poveri, condividendo con loro il poco che aveva per vivere. Seppe leggere i segni dei tempi e raccogliendo il grido della povera gente fondò un ordine religioso per venire in aiuto dei più bisognosi. Visitando la canonica dove visse il beato Bonilli sono stato colpito da un particolare: nella cucina a piano terra del curato di Cannaiola si apre una piccola finestra, con lo sportello di chiusura che si aziona dall’esterno. I poveri non dovevano bussare, ma avevano libero accesso, e aprendo lo sportello della finestra trovavano sempre un po’ di acqua e qualcosa da mangiare. Come pure chi voleva condividere ciò che possedeva poteva lasciare cibo per il curato e per i poveri. Mi piace considerare Cannaiola una piccola Ars con il suo curato santo, che può divenire un punto di riferimento per tutti i parroci umbri. Molte diocesi italiane, ed anche della nostra regione, stanno organizzando un pellegrinaggio in Francia alla tomba del santo Curato d’Ars; alcune l’hanno già realizzato, ma ritengo che anche un pellegrinaggio alla tomba del santo curato di Cannaiola possa dare frutti di grazia per i nostri presbiteri e per le loro comunità. Nella lettera di indizione dell’anno sacerdotale, il Santo Padre rivolge ai fedeli un invito pressante alla preghiera per i presbiteri, che sono un immenso dono non solo per la Chiesa, ma anche per l’intera umanità. Egli scrive: ‘Come non sottolineare le loro fatiche apostoliche? E che dire della fedeltà coraggiosa di tanti sacerdoti che, pur tra difficoltà e incomprensioni, restano fedeli alla loro vocazione’. Il Papa parla di ‘fedeltà coraggiosa’, che oggi è la virtù forse più difficile da conservare, nel clima sociale sempre più dimentico di Dio, e che nell’ottica della secolarizzazione può far sembrare addirittura anacronistico l’annuncio di Cristo: non solo da parte dei presbiteri e dei religiosi, ma di tutti i testimoni, anche laici, del Vangelo. Pensiamo allo sforzo delle famiglie cristiane, che cercano di meglio scoprire la loro identità nel costume attuale, ispirato al consumismo e agli interessi soltanto materiali. Lo stesso curato di Cannaiola si era preoccupato della famiglia. Allora, in questa nostra atmosfera inquieta, quale immersione nella pace e nella bellezza può offrire una sosta in quell’angolo della terra spoletana che vide pregare e operare il curato di Cannaiola! Certo uno stimolo per proseguire anche noi, in coraggiosa fedeltà, il nostro cammino.

AUTORE: ' Mario Ceccobelli