Astensione, con buone ragioni

Gualdo Tadino. Nuovo incontro del Comitato scienza e vita

Era gremita, lunedì scorso 6 giugno, la sala multimediale del Verde soggiorno (nella foto) per il quarto incontro pubblico del Comitato scienza e vita di Gualdo Tadino. Un successo, quindi, per il caparbio impegno del gruppo di giovani intellettuali cattolici gualdesi, guidato da Giovanni Carlotti, Umberto Balloni e Antonio Pieretti, che è stato capace di mobilitare in poco tempo un gran numero di cittadini. All’inizio dell’incontro, il dott. Balloni ha ribadito le motivazioni che hanno spinto il comitato Scienza e vita a boicottare la consultazione referendaria. ‘Non è lo Stato che ci interroga’ ha ribadito ‘ma un piccolo gruppo di cittadini, cui è nel nostro diritto esprimere il nostro dissenso tramite un’astensione che è sancita dalla legge, che altrimenti non parlerebbe di quorum’. Invito all’astensione ribadito dall’ospite della serata, la dott.ssa Tecla Cataldi, che ha esposto ai presenti, con chiarezza, quali siano le motivazioni che la spingono ad opporsi sia all’abolizione di una legge che, per quanto perfettibile, è decisamente buona, sia ai metodi con cui il referendum è stato portato avanti. In una lezione, ben documentata, la dott.ssa Cataldi ha invitato i presenti a riflettere su alcune questioni. In primo luogo sul fatto che, per quanto il desiderio di maternità costituisca un sentimento profondo e positivo, esso non può trasformarsi ‘in pretesa ad ogni costo, né la scienza può e deve asservirsi alla soddisfazione di tale pretesa’. La fecondazione artificiale, infatti, non è una tecnica ‘ contrariamente a quanto sostengono i fautori del sì ‘ miracolosa: innanzitutto ‘non è una cura, perché non ricostituisce le capacità generative dei genitori infertili, anzi espone la donna a gravi rischi di salute in quanto comporta ‘un vero e proprio bombardamento ormonale”. Al momento stesso della creazione degli embrioni, poi, comporta un aumento notevole delle malformazioni. È quindi paradossalmente necessaria una ‘selezione artificiale’ embrionale che comporta, in pratica, l’eliminazione di quattro quinti di essi prima dello stesso impianto. Il congelamento, poi, ne uccide un’altra metà ed anche dopo l’impianto, il bimbo che nascerà è esposto, da due a dieci volte in più di quelli nati naturalmente, a malformazioni, malattie e persino disturbi di apprendimento, che comportano poi notevoli spese sociali. Ecco perché anche nei paesi più ‘laici’ (vedi Nord Europa) si tende a tornare indietro. Tale tecnica, quindi, deve essere usata solo in casi estremi, non ‘alla leggera’ come chiedono i rappresentanti del Comitato per il sì. E poi, ha concluso, se una legge finalmente attribuisce ‘dignità giuridica’ all’embrione, finora considerato ‘materiale biologico’, proprio per questo dev’essere considerata avanzata. Non il contrario.

AUTORE: Pierluigi Gioia