Beni destinati a risorgere

Un convegno e un volume documentano la ricostruzione post-97 in Umbria

Per la ricostruzione dei beni culturali danneggiati dal sisma del 1997 la Regione Umbria ha applicato un modello organizzativo innovativo e di grande valore. Mancano però risorse per completare gli interventi di recupero’. Lo ha detto l’assessore alla Cultura Silvano Rometti, intervenendo martedì scorso 31 marzo a Roma al convegno ‘Beni culturali e rischi naturali. Il modello Umbria: dall’emergenza sismica alla ricostruzione’, presieduto dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Guido Bertolaso e al quale ha preso parte, tra gli altri, il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Maria Giro. Un incontro che ha messo in evidenza l’eccezionalità del modello organizzativo umbro, il cui successo è stato garantito – è stato detto da più parti – dalla costruttiva collaborazione fra le varie istituzioni coinvolte, il dipartimento della Protezione civile, il ministero per i Beni culturali, la Regione e i vari Comuni, nonché il Corpo dei vigili del fuoco e numerosi volontari che accorsero da tutta Italia. Un modello da cui sono poi scaturite precise indicazioni su come intervenire per la tutela e la conservazione del patrimonio culturale in altre situazioni di crisi. Per dar conto dell’eccezionale lavoro svolto e delle varie esperienze scaturite, in occasione della chiusura dell’attività decennale dell’ufficio del Vice commissario delegato per i beni culturali in Umbria, istituito a suo tempo per far fronte alla situazione del momento, è stato realizzato il volume Beni culturali in Umbria: dall’emergenza sismica alla ricostruzione, BetaGamma editrice (a cura di Maria Picarreta, Direzione regionale beni culturali del Lazio), presentato nel corso del convegno romano. In un solo anno – si legge nel volume – sono state redatte 2.470 schede riferite ad altrettanti beni architettonici, dei quali il 61% sono chiese, il 5% edifici religiosi, il 32% architettura civile; conventi, canoniche, abbazie e campanili sono le tipologie che hanno presentato i maggiori danni nel corso della rilevazione. Le indagini hanno riguardato 3.288 beni in tutto. Ma la pubblicazione rende soprattutto conto del lavoro che è stato fatto dai vari protagonisti, ognuno per le proprie competenze e in seno ai propri uffici, per mettere in sicurezza i tanti beni culturali sparsi sul territorio, alcuni dei quali sconosciuti. L’emergenza, la ricostruzione e le prospettive sono i temi nei quali sono stati suddivisi i contributi. Singoli capitoli sono poi dedicati al patrimonio architettonico e storico artistico, ai beni archeologici, al patrimonio archivistico. Per la fase della ricostruzione, un capitolo è dedicato alla programmazione e uno al restauro: di quest’ultima fase sono riportati alcuni esempi significativi. Tra i contributi introduttivi figurano quelli di Francesco Rutelli, Franco Barberi, Mario Serio, Maria Rita Lorenzetti e mons. Sergio Goretti. Contributi specialistici quelli di Luciano Marchetti, Luana Cenciaioli, Anna Eugenia Feruglio, Clara Cutini, Mario Squadroni e Vittoria Garibaldi. Diverse le immagini, che ben documentano le fasi più immediate alla crisi sismica, nonché i vari progetti e interventi di recupero.

AUTORE: Manuela Acito