Calendimaggio: trionfa la nobilissima Parte de Sopra

Un giudizio lusinghiero è andato soprattutto all'esibizione del coro

E’ stato vinto dalla Nobilissima Parte de Sopra, con il giudizio favorevole di due giurati su tre, il Calendimaggio 2002, funestato purtroppo dal maltempo. Dopo due giorni di cielo incerto, infatti, il pomeriggio di sabato 11 la pioggia ha infine impedito che si tenesse il corteo storico della Parte de Sotto. Il corteo della Parte de Sopra era già sceso in piazza, ma tale prova è stata necessariamente sottratta al giudizio della giuria. Anche nel 1985, ricordano gli annali della Festa, la Parte de Sotto non poté per maltempo far sfilare il suo corteo, che fu rimandato alla mattina del giorno dopo, domenica. Tale soluzione sarebbe stata quest’anno improponibile, dato che per domenica 12 era previsto l’arrivo in Assisi della marcia della pace, manifestazione inconciliabile, soprattutto dal punto di vista dell’ordine pubblico, con altri assembramenti di persone. La pioggia, ad ogni modo, è cessata lo stesso pomeriggio di sabato; si sono così svolti regolarmente i cortei notturni e, soprattutto, non ha avuto intralcio la sfida canora che tradizionalmente corona la festa. E’ in particolare qui, nel canto del coro, che la Parte de Sopra si è distinta sugli avversari: la scheda compilata dal giurato Francesco Luisi, musicologo, riporta pareri assai lusinghieri sia su ciascuno dei tre brani corali proposti la notte di sabato, sia sul complessivo intervento musicale che ha caratterizzato il Calendimaggio dei De Sopra; in particolare nell’esecuzione dei brani corali sono giudicate sempre ottime la dizione e l’interpretazione, mentre del globale inserimento musicale si dice: “La scelta delle musiche è risultata sempre pertinente; i brani sono stati eseguiti con proprietà di stile ed eleganza”. Piuttosto deciso, ma questa volta a favore della Parte de Sotto, è poi il parere del regista Giuliano Montaldo, membro della giuria chiamato a valutare l’effetto scenico, la recitazione, l’organizzazione “registica” delle due parti. Montaldo ha dato la preferenza ai De Sotto sia nel giudicare i cortei di sabato notte, sia le scene che hanno interessato i quartieri cittadini nei primi due giorni di festa: del corteo della Parte de Sotto il regista ha apprezzato il coraggio di alcune scelte spettacolari, come la discesa dalla torre civica dell’angelo della pace e il combattimento con le spade (ha “punito” invece la Parte de Sopra per la prevedibilità di un corteo pur considerato elegante), delle scene il livello della recitazione e la complessiva articolazione (viceversa Montaldo ha ravvisato nelle scene dei De Sopra alcuni buchi e sfilacciature). Per la seconda volta questo insigne uomo di spettacolo partecipa da giurato al Calendimaggio, ed altre volte è venuto come semplice spettatore, tanto stima la Festa, che nella sua popolarità – dice lui – fa però esprimere le parti ad alti livelli, secondo i parametri dello spettacolo. La seconda preferenza per la Parte de Sopra è stata data dallo storico Antonio Rigon, dell’Università di Padova, il quale a differenza dei due colleghi non ha espresso una valutazione univoca. Rigon, infatti, nei cortei ha preferito la Parte de Sotto, nelle scene la Parte de Sopra: evidentemente sono state le scene a pesare di più nel giudizio complessivo. Le scene della Parte de Sopra avevano in effetti una precisa caratterizzazione storica, rappresentando una vicenda assisiate della seconda metà del XIV secolo nella quale compare un personaggio realmente esistito, il politico e uomo d’arme Guglielmo di Carlo. A conclusione questo possiamo dire: oltre che per il dato negativo della castrazione causata dal maltempo, il Calendimaggio 2002 sarà forse ricordato positivamente per l’alta qualità della giuria, e per alcuni momenti di intensa suggestione: la magistrale ambientazione del palazzo del podestà nel complesso di Sant’Ildebrando (scene della Parte de Sotto), il ritorno dal bosco dei carbonai, che “assaltano” le lavandaie e infine conquistano il loro amore (corteo pomeridiano della Parte de Sopra). Damiano FrascarelliAssisi e la Marcia per la pace in Medio-OrienteIn una circostanza inconsueta la gente di Assisi ha manifestato coralmente il desiderio di una Terrasanta pacificata, dove due popoli possano convivere con pari diritti, dignità e sicurezza entro i confini delle rispettive patrie. Proprio il Calendimaggio, festa meravigliosamente scanzonata, ha offerto l’occasione affinché il desiderio coltivato nel cuore si evidenziasse pienamente. E infatti, quando lo speaker della festa (già in corso) Maurizio Della Porta ha annunciato che si trovava in Assisi una delegazione di studiosi composta da “rappresentanti degli stati arabi e dello stato di Israele”, le genti di parte de Sopra e di parte de Sotto, assiepate nella piazza e raccolte nell’ampia tribuna, hanno commentato la presenza degli ospiti con un applauso prolungato e uno sventolio di fazzoletti blu e rossi. I componenti della delegazione si sono allora affacciati per salutare dalle finestre del palazzo municipale. La delegazione, invitata dai rappresentanti del Tavolo della Pace e dai francescani del Sacro Convento, è stata ricevuta nella nobile cornice dell’aula consiliare dal presidente del Consiglio comunale Gianfranco Costa e dal vicesindaco Claudio Ricci, che hanno avuto modo di ribadire il ruolo assunto da Assisi quale sede privilegiata per il dialogo tra i popoli, in linea con l’impegno delle istituzioni internazionali: un incontro gradito dalla delegazione che ha contraccambiato l’omaggio riservatole. E tuttavia lo stesso Costa, fondatore e presidente del centro Pace di Assisi e come tale organizzatore di iniziative molteplici anche di risonanza internazionale, non ha dissimulato in una nota contenente un implicito riferimento alla marcia della pace, il suo malumore “istituzionale” verso la stessa manifestazione, già contestata con un taglio prettamente politico dal primo cittadino Giorgio Bartolini. Ecco dunque quanto dichiara in sintesi Costa: “…la città va rispettata, coinvolta, resa essenziale, prioritaria… chi ha la responsabilità della città ha il dovere di far rispettare le energie, le identità, le idealità che sono patrimonio della città. Nel rendere omaggio e nel rispettare quanti fanno di Assisi la loro ‘cittadella ideale’, nel dichiararci figli di Francesco e vicini alla storica missione del Santo Padre, come impegnati al servizio della città, non possiamo subire od avallare comportamenti non adeguati…, la nostra assenza istituzionale si lega al grande rispetto, all’amore per la città che non può essere usata o ‘espropriata’ quando si decide di avere un legame con lei”. Al di là di ogni dichiarazione riconfermiamo il valore della marcia tanto simbolico quanto reale, auspicando che le istitutzioni locali dimostrino un più sensibile atteggiamento verso manifestazioni che tendono a sensibilizzare (al di là di ogni strumentalizzazione) l’opinione pubblica.

AUTORE: Francesco Frascarelli