Camera con teenager

Un libro fotografico racconta gli/le adolescenti attraverso le immagini delle loro camerette

Con un’introduzione di Paolo Crepet si apre l’interessante libro del fotografo umbro Stefano Giogli intitolato L’unico eri tu, edito da Postcart e presentato a Città di Castello a maggio. Il libro è una raccolta di immagini di camerette di adolescenti realizzato dall’autore nell’Alta Valle del Tevere. Per raccontarci questo vissuto Giogli ha esplorato più di quaranta stanze. Il lavoro, svolto con rigore, ha privilegiato una descrizione degli ambienti del vissuto senza forzare troppo i protagonisti; lasciandoli esprimere la loro presenza all’interno dell’immagine fotografica che in qualche misura li rappresentasse; fosse cioè lo specchio consapevole o inconsapevole della propria dimensione sociale e privata. Emblematica in quest’analisi la foto scelta per la copertina, in cui l’adolescente fotografata è circondata da un ambiente che non ti aspetti, da un arredamento talmente raccolto e intimo che sembra una scena costruita ad arte. La stessa scelta di uno scatto morbido fa di quest’immagine un esempio di astrazione e sottolinea – se ce ne fosse bisogno – il sotteso discorso di intimità non violata ma rivelata, sussurrata, appena percepita. Nello sfogliare le pagine di questo libro fotografico si ha la sensazione di entrare in punta di piedi in un ambiente non nostro, o forse non più nostro. I protagonisti si offrono alla macchina da presa con timidezza; non c’è la spavalderia o l’arroganza dei ragazzi di strada che ci ha descritto ad esempio Cartier-Bresson, ma c’è la compostezza e la fragile normalità della quotidianità della porta accanto. Un esempio di questo genere d’indagine viene dalle foto di Rania Matar, una fotografa libanese che ha ripreso le camere da letto delle ragazze libanesi, delle americane, delle rifugiate a Beirut e di Gerusalemme. Adolescenti che si portano dietro il loro mondo fatto di fragilità e incertezze, di legami con l’infanzia appena trascorsa e desiderio di piena autonomia adulta. Generazione in bilico tra due mondi, tra due condizioni. E le fotografie di Giogli sottolineano questo aspetto, lasciando nello sguardo dello spettatore, spesso, un “non detto” piuttosto che una reale comprensione della visione iconica. Il fotografo sembra non partecipare all’azione che si svolge davanti ai suoi occhi, sembra essere assente, lontano e inconsistente; eppure nei suoi scatti si avverte il sottile dialogo tra il soggetto e la macchina fotografica, il volersi rappresentare attraverso la fotografia e il nascondersi dalla stessa con una serie di piccoli travestimenti ingenui. E le immagini rimandano a questo muto dialogo e lasciano trasparire, più che il desiderio di raccontare l’esperienza di una generazione, la capacità di tratteggiare, accennare un evento senza sottolinearne uno o l’altro aspetto, ma restandone ai margini e impattando dolcemente con un mondo mutevole e multiforme; privo di schematismi e irrigidimenti.

AUTORE: Cristiana Palma