Chiesa, dove vai?

L’intervento di Luigi Alici, presidente Ac, all’Assemblea diocesana. Il Vescovo consegna le Linee guida

Una Chiesa che cerca di scrivere una pagina nuova nell’evangelizzazione della nostra terra. Questa metafora l’ha proposta il prof. Luigi Alici durante la prima serata dell’Assemblea ecclesiale che si è svolta il 5 e il 6 ottobre. Anche quella di Città di Castello è una Chiesa che cerca di “imparare a scrivere” per comunicare al mondo d’oggi il Vangelo di Gesù Cristo. Per questo mons. Domenico Cancian ha consegnato le Linee pastorali nelle quali cerca di tracciare il cammino della Chiesa tifernate tra presente e futuro. Per scrivere una pagina nuova occorre un esercizio comunitario di discernimento, per leggere i segni dei tempi, ma soprattutto per tradurre in scelte concrete quanto elaborato. Dove stiamo andando? È questa la domanda radicale che la comunità cristiana si deve porre in mezzo a tante prove (che sono sotto gli occhi di tutti) alle quali è sottoposta. Luigi Alici ha offerto una autorevole lettura del contesto culturale in cui viviamo ed ha proposto una riflessione profonda a partire dalle relazioni tra le persone, panorama invisibile del mondo e delle comunità cristiane. Mentre i legami interpersonali identificano la vita degli uomini, per i credenti essi hanno una dimensione più alta, spirituale: nel volto di ogni persona c’è un fratello e non un estraneo. In questo nostro tempo il sistema delle relazioni umane è mutato. Si vivono molti contatti (con tutti gli strumenti tecnologici possibili), ma meno relazioni. Rispetto alle generazioni passate le relazioni sono diverse, meno intense, più vulnerabili e ferite. È in questo quadro, nel quale la comunità cristiana sta diventando una minoranza, che occorre chiedersi dove stiamo andando. Se si condivide questa analisi, allora ci si può interrogare sulla qualità della fede che testimoniamo. Luigi Alici ha lanciato una provocazione. Oggi i cristiani pare abbiano perso lo stupore e l’entusiasmo della novità del Vangelo. La routine sta svuotando di contenuto tante iniziative ecclesiali e, forse, il Vangelo che ci è stato dato non ci entusiasma più. È forse questo il motivo per cui le nostre comunità sono frigide ed infeconde, mentre dovrebbero essere appassionate e feconde? Dalle premesse sembrerebbe che il mondo d’oggi inviti la comunità cristiana a blindarsi, a chiudersi in sé isolandosi dal mondo per paura d’esserne contaminata. Questo sarebbe il vero errore. Questi segni dei tempi invitano piuttosto la Chiesa a purificarsi dalle proprie idolatrie. Non dobbiamo sentirci né conquistatori, né assediati. C’è un invito che ci viene rivolto: annunciare il Vangelo, nel segno della gratitudine, senza considerarlo un dovere nevrotico. I cristiani devono essere consapevoli che, se tutto nasce dalla grazia, tutto deve svolgersi nell’ottica della gratitudine. Alla Chiesa tifernate il compito di operare scelte concrete affinché questo si realizzi. Le Linee pastoralidate dal Vescovo “E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me”. Si aprono con questa del capitolo 17 dell’evangelista Giovanni le Linee pastorali che mons. Domenico Cancian ha consegnato alla Chiesa tifernate mercoledì scorso, durante l’assemblea ecclesiale diocesana. Il Vescovo ha raccolto ciò che è emerso nell’assemblea di verifica, nel Consiglio presbiterale, in quello dei consultori e in quello pastorale. A tutti è chiesto di leggere questo libricino, di accogliere il contenuto “nel cuore e nella mente”, di impegnarsi ad attuarle. La consapevolezza è che il Signore si serve anche di questo piccolo strumento per guidare la Chiesa tifernate nella luce del Vangelo di Gesù e del regno di Dio. Resta ancora valido come “documento base” il testo Linee pastorali per la Chiesa tifernate. Sono il quadro di riferimento anche per il prossimo anno. Ci aiutano a dare continuità alla nostra azione ecclesiale impostata su tre punti: uniti a Cristo / e tra di noi / per evangelizzare. Con le indicazioni mons. Cancian propone di ripartire dall’ecclesiologia del Vaticano II, sottolineando l’urgenza di un cammino ecclesiale sinodale. Vogliamo continuare ad impegnarci in modo ancora più incisivo sulla linea dell’anno scorso, mettendo come obiettivo principale il nostro essere Chiesa, come voleva il Concilio. La nostra Chiesa nel cammino di quest’anno dovrebbe arrivare, sempre con l’aiuto dello Spirito e la nostra disponibilità alla conversione evangelica e pastorale, ad una nuova ristrutturazione organica della diocesi. È questo un obiettivo che insieme dovremmo raggiungere, come segno concreto di capacità di leggere e interpretare correttamente i “segni dei tempi”. Il documento si articola in quattro capitoli che riflettono sul “nostro tempo”, sull’insistente preghiera di Gesù, sulla Chiesa (intesa come mistero e come popolo di Dio adunato dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito santo); l’ultimo capitoletto mons. Cancian lo riserva all’esperienza sinodale che propone alla Chiesa castellana; essa si svolgerà attraverso una visita pastorale ai tre vicariati di zona. “Un’esperienza che spero porti ad una Chiesa sempre più sinodale, ossia nella comunione spirituale e pastorale richiesta dal Vaticano II e dal magistero post-conciliare della Cei”. La visita sarà alle zone pastorali più che alle singole parrocchie, privilegiando gli incontri inter-parrocchiali per promuovere la pastorale d’insieme e la formazione di comunità pastorali che poi dovrebbero continuare nella nuova impostazione. Si cerca così di superare individualismi, frammentarietà e staticità dell’azione pastorale. Il Vescovo, accompagnato possibilmente dal vicario, durante 20-25 giorni sarà a disposizione di ogni zona pastorale.

AUTORE: Francesco Mariucci