‘Come Francesco, ripariamo la Chiesa’

Esce la prima lettera pastorale del nuovo Vescovo. 'Non è un piano pastorale, ma ne getta le premesse'

Un mese fa, l’11 febbraio, mons. Domenico Sorrentino faceva ingresso in diocesi. In queste settimane ha iniziato a prendere conoscenza della Chiesa che gli è stata affidata dal Papa e ora si rivolge ai fedeli di questa comunità con la sua prima lettera pastorale dal titolo Francesco, va’, ripara la mia casa. L’ha consegnata personalmente ai suoi preti giovedì in occasione del ritiro del clero. Mons. Sorrentino, come le è nata l’ispirazione per la lettera pastorale? ‘L’ispirazione è venuta da una ricorrenza che mi è parsa subito provvidenziale, e in qualche modo, ‘programmatica’ per il mio ministero assisano. Mi riferisco all’ottavo centenario delle parole del Crocifisso di San Damiano a san Francesco. Sono parole che possono dire qualcosa a ciascuno di noi. Nella lettera pastorale ho cercato appunto di spiegare come la casa che ognuno di noi deve riparare è innanzitutto la sua stessa vita. Siamo chiamati ad essere ‘tempio di Dio’. Sulla base della nostra conversione personale, dobbiamo dare, come Francesco, il nostro contributo per la costruzione della ‘casa di Dio’ nella Chiesa e nel mondo. Di qui il nostro impegno per la comunione ecclesiale e il nostro slancio missionario per l’edificazione del regno di Dio nella storia’. Prevede che la lettera dovrà avere anche una incidenza sull’attività pastorale? E in che modo? ‘Questa lettera non è un piano pastorale, ma ne getta le premesse. Ho suggerito che la riflessione sui tre grandi aspetti in essa sviluppati sia scandita nell’arco di un triennio. In ciascuno degli anni pastorali, sia nelle parrocchie, sia attraverso gli organismi partecipativi di livello diocesano, si rifletterà in modo speciale su un tema, individuandone implicazioni e prospettive pastorali. Quest’anno, dunque, approfondiremo il tema della contemplazione. L’anno venturo quello della comunione. Infine metteremo a fuoco la sfida della missionarietà. Credo ci sia molto da riflettere e da realizzare. La pastorale assisana ha già una bella tradizione per la quale rendo lode a Dio, e dico grazie a quanti hanno lavorato fin qui, in modo particolare al mio predecessore mons. Sergio Goretti. Ma si può fare ancora di più, e mi auguro di trovare grande rispondenza. I primi riscontri sono incoraggianti. La grazia di Dio non ci mancherà’. A distanza di appena un mese dal suo ingresso in diocesi, quali incontri ha potuto fare e quali le prime impressioni che ne ha ricavato? ‘Ho incontrato un gran numero di persone. L’ingresso dell’11 febbraio nella cattedrale di San Rufino mi ha dato la sensazione di una comunità accogliente, pronta a mettersi in sintonia col nuovo pastore. Belli sono stati anche gli incontri con le realtà francescane delle due basiliche. I frati sono stati con me di un grande calore, e mi hanno assicurato tutta la loro collaborazione. Significativi gli incontri con le comunità di Nocera Umbra e di Gualdo Tadino. Erano precedentemente diocesi distinte e portano il segno di una ricca storia. È stato utile per me toccare con mano che, anche se la diocesi ha in Assisi il suo grande ‘carisma’, non si riduce ad Assisi. Al di là di questi momenti pubblici, si stanno susseguendo a ritmo serrato i miei incontri personali con i sacerdoti e altre persone. Ho incontrato anche diverse comunità religiose e monastiche. Ogni incontro è un arricchimento. Di grande incoraggiamento è stato l’incontro con i vescovi umbri, con i quali ho cominciato a condividere la sollecitudine comune per le nostre Chiese’.

AUTORE: O. G.