Come ti allargo la piazza del Soprammuro

Gualdo Tadino: una storia costellata di demolizioni

Una nuova demolizione si prospetta all’orizzonte per il centro storico gualdese. Secondo l’attuale Sindaco, giunto ormai alla fine del suo secondo mandato e non più rieleggibile, per valorizzare l’attuale piazza del Soprammuro ‘ situata fra il Palazzo del Podestà e il Municipio ‘ sarebbe opportuno demolire una serie di edifici, risalenti ad epoche successive a quella della piazza, in modo da liberare il fianco della chiesa di San Francesco e mettere in comunicazione, con un loggiato, piazza Martiri e piazza del Soprammuro. Il tutto con l’avallo dei proprietari degli edifici e della Soprintendenza alle Belle arti, che si è dichiarata favorevole all’iniziativa, mentre qualche perplessità è stata espressa, per ragioni eminentemente statiche, dall’équipe che attualmente cura il restauro della chiesa di San Francesco ‘ danneggiata dal sisma del ’98. La questione sarà persino oggetto di un ‘referendum-sondaggio’ sulla stampa locale, i cui risultati saranno resi noti entro quest’estate. Il realtà, la città ha reagito alla nuova iniziativa della Giunta Pinacoli senza scomporsi troppo. La ristrutturazione urbanistica, infatti, fa parte del Dna della stessa città, la cui storia è segnata da numerosissime demolizioni di edifici storici, a partire dal grave sisma del 1751. Alle distruzioni naturali, che interessarono gran parte della città, si aggiunsero le ricostruzioni frettolose che modificarono radicalmente l’assetto urbanistico: alcuni edifici, come la gotica cattedrale di San Benedetto, furono ricostruiti secondo il loro antico aspetto. Il più delle volte le ricostruzioni non furono fedeli. Ma la serie delle demolizioni vere e proprie iniziò con l’Ottocento. Con la rivoluzione industriale, si cominciò a trasformare molti edifici del centro storico in opifici e fabbriche. Dopo il 1870, con le confische ai beni ecclesiastici, la trasformazione dei conventi in fabbriche divenne la norma. Ma il colpo di grazia al centro storico fu dato a partire dalla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, quando vennero sbrigativamente abbattuti molti edifici storici per far posto a costruzioni moderne. Fu così che il teatro Talia, piccolo gioiello d’inizio Ottocento, venne adattato a cinema con l’abbattimento dei tre ordini di palchi ‘ nel 1998 ne fu decisa la trasformazione in miniappartamenti ma, oggi, sembra che il progetto si sia arenato. Fu così che la cinquecentesca chiesa di Sant’Agostino, con l’omonima piazza alberata, venne cancellata per far posto ad una scuola, un ufficio postale e quello che sarebbe poi divenuto un supermercato ‘ ma nel 1999 la scuola fu abbattuta per far posto ad un parcheggio, la cui costruzione è oggi bloccata. Fu così che la chiesa di San Nicolò venne distrutta per far posto ad un condominio; il monastero di San Francesco (XIV sec.) fu adattato ad appartamenti e ad ufficio dei vigili urbani. Analogamente, in pochi giorni, Palazzo Sinibaldi, bell’edificio rinascimentale in piazza Garibaldi, fu abbattuto per lasciar posto ad un edificio in cemento armato. Ma non finì qui. Fra gli anni Sessanta e Settanta, dall’abbattimento di case medievali, sorsero numerosi edifici in cemento armato in pieno centro storico, il più grande dei quali proprio sotto il Municipio. Fu così che il convento di Santa Margherita venne spianato per ricavarne una piazza che, poi, nel 2001 è stata utilizzata per la costruzione di un grande edificio in cemento armato, poi lasciato incompiuto per mancanza di acquirenti degli appartamenti. Nel frattempo, anche l’edilizia industriale ottocentesca subiva analogo destino: dall’abbattimento della Guerrieri-Luzi e della Monina, due più grandi complessi industriali, sono sorti un centro sociale e un enorme complesso di edilizia popolare, il tutto a meno di cinquanta metri dalla Rocca Flea, il più antico monumento della città, risalente ad epoca altomedievale.

AUTORE: Pierluigi Gioia