Con lo sguardo tutto rivolto al Crocifisso

Ricollocata a Citerna la pala d'altare del Pomarancio

Anche il primo sole primaverile ha voluto dare una sua pennellata al paese di Citerna dove, sabato scorso, la chiesa di San Michele Arcangelo ha festeggiato la ricollocazione della pala della Crocifissione, dipinta dal Pomarancio. Dopo un laborioso lavoro di restauro la pala torna nella parrocchia di Citerna, dove era stata portata nel 1973 dal monastero benedettino del SS. Crocifisso e S. Maria. A fare gli onori di casa il parroco, don Paolo Martinelli, assieme ai suoi predecessori, don Nazzareno Marconi, don Gino Capacci e, assente fisicamente, ma presente alla memoria di tanti citernesi, mons. Edoardo Marconi. Con loro tutti coloro che hanno seguito le complesse fasi del restauro e della ricollocazione: l’assessore regionale al Turismo, il rappresentante della prefettura e del Fondo edifici di culto, il restauratore, il Sindaco e il presidente della Fondazione Cassa di risparmio di Città di Castello. Il vescovo Cancian ha benedetto l’opera durante un breve ma intenso momento di preghiera, durante il quale è stato proclamato il brano evangelico della crocifissione raccontato da Luca. Mons. Cancian ha voluto sottolineare anzitutto che un’opera così bella nasce dal contesto spirituale della preghiera cristiana. Con la crocifissione siamo al momento più alto di donazione del Signore, al supremo atto d’amore. Il Pomarancio descrive stupendamente la figura del buon ladrone che, ultimo sopravvissuto, si perde con il suo volto agonizzante nel volto del Signore morto, in un abbraccio misericordioso che salva ogni uomo. Già da questo scorcio si potrebbe afferrare tutta la speranza che il Pomarancio comunica. Ma c’è di più, molto di più. C’è la Madonna che, ai piedi della croce, porta in sé tutto il mistero di sofferenza del Figlio, tutto il dramma del suo amore che si dona senza riserve. Ci sono i 45 volti di persone che cercano di capire qualcosa del mistero che stavano vivendo. Sembra di vedervi l’inquieta passione quotidiana dell’umanità immersa in tante piccole o grandi sofferenze, che non trova consolazione se non guardando sul volto di Maria, colei che nei suoi dolori raccoglie tutti i dolori del genere umano. Nella parte alta della pala Gesù crocifisso e morto viene contemplato come la porta del paradiso: con la croce l’uomo, ogni uomo, entra nella salvezza donata da Dio. Claudio Serini, sindaco di Citerna, ha voluto ribadire che l’opera è una grande ricchezza per tutta l’Alta Valle del Tevere. L’Amministrazione comunale ha seguito le vicissitudini dell’opera che, tra qualche anno, sarà ricollocata nella sua macchina d’altare originaria. Un ringraziamento particolare il sindaco lo ha rivolto a madre Ildegarde Sutto, già abbadessa del monastero benedettino, che, assieme all’allora parroco mons. Edoardo Marconi, volle spostare l’opera dalla chiesa del monastero a quella di san Michele Arcangelo. Era il 1973; da quel momento il Pomarancio è stato fruibile dalla comunità intera.

AUTORE: Francesco Mariucci