Confapi: si cresce insieme

Le piccole e medie imprese progettano il futuro puntando sul bene comune. A Perugia presentato il volume di studio e di proposte voluto dall’Associazione regionale

Nel pieno della crisi economica le piccole e medie imprese umbre hanno deciso di progettare il loro futuro a partire dal “bene comune”. “Un futuro che gli imprenditori intendono vivere in maniera attiva e collaborativa, facendo sentire la propria voce affinché i numerosissimi e assurdi ostacoli che frenano lo sviluppo dell’intraprendere vengano rimossi ma disponibili, al tempo stesso, ad ascoltare, confrontarsi e agire guardando oltre l’interesse particolare, in un’ottica di crescita e di benessere per l’intero territorio”. Così scrive Gabriele Chiocci, presidente di Confapi Umbria, nella premessa al volume presentato mercoledì a Perugia “L’impresa e la sfida del bene comune”, edito da Franco Angeli, e voluto proprio da Confapi Umbria. Il volume è parte del progetto varato dall’associazione imprenditoriale umbra “L’impresa al centro del bene comune”, “un percorso culturale di confronto e sensibilizzazione” che, afferma Chiocci, “Confapi Umbria conta di portare avanti in coerenza con il protocollo regionale di concertazione ‘Umbria 2015: una nuova nuova alleanza per lo sviluppo’” siglato con la la Regione e altri soggetti nei mesi scorsi. Nel salone d’onore di Palazzo Donini, invitato a intervenire alla presentazione del volume, c’era anche il vicario generale della Diocesi di Perugia Città della Pieve mons. Paolo Giulietti il quale, esprimendo apprezzamento per l’iniziativa, ha sottolineato il fatto che “la crisi economica è un’occasione per ripensare il modello di sviluppo economico, per cambiare mentalità”. Il volume curato da Pierluigi Grasselli, e al quale hanno lavorato docenti universitari ed operatori economici e sociali, costituirà la base “per una riflessione approfondita con gli associati” annuncia Chiocci. E il materiale non manca. Nelle 250 pagine si affronta il tema da diversi aspetti. Si va dall’attualità della crisi alle premesse etiche del tema, dai rapporti tra bene comune e impresa all’analisi dei rapporti che l’impresa ha con molteplici “portatori di interesse” quali sono gli stessi lavoratori singolarmente e come famiglie, i consumatori, le altre imprese, il sistema del credito, le comunità, i territori e l’ambiente in cui operano le imprese. “Nel volume si avanza l’ipotesi che l’impresa, generando reddito ed occupazione, ma anche riproducendo i valori e le relazioni del territorio, possa dare un contributo essenziale al bene comune, inteso – ha detto Grasselli – come ‘vivere bene insieme’, per la promozione integrale di ogni persona”. “Per assicurare il miglior contributo possibile alla costruzione del bene comune, l’impresa – ha aggiunto Grasselli – ha bisogno del concorso serio, impegnato, del sostegno più efficace possibile degli altri attori che collaborano alla “vita buona”, tra cui scuola, sindacato, banche, pubblica amministrazione,” e di “cooperare con altre imprese per raggiungere obiettivi condivisi”. Nel suo intervento il docente di economia e curatore del volume ha parlato della “green economy” nella quale si realizzerebbe “un’applicazione puntuale della logica del bene comune” essendo “momento di sintesi per economia, ambiente e cultura” coinvolgendo “una molteplicità di settori e un gran numero di imprese”, spingendo verso una “maggiore occupazione e una maggior qualificazione del lavoro”. Nel volume, ha aggiunto Grasselli, “si raccomandano le varie forme di cooperazione, associazione, concertazione, con più diffusa partecipazione e responsabilità, e l’indispensabile monitoraggio dei risultati delle politiche. Si propongono inoltre una maggiore efficienza del settore pubblico, una collaborazione più sistematica imprese – Università, e la disponibilità di finanza a misura di Pmi, anche garantendo la ricapitalizzazione dei Confidi”. Infine, ma non ultimo, Grasselli ha sottolineato che nel volume “si avanza l’ipotesi, suffragata dalla testimonianza delle aziende eccellenti che operano nella nostra Regione, che l’impresa possa tanto meglio avere successo, e contribuire alla costruzione del bene comune, quanto più, ponendo attenzione alle necessità e ai meriti dei propri collaboratori, possa contare sulla motivazione e coesione di questi, su un buon clima organizzativo interno, su fruttuose relazioni industriali”.

AUTORE: Maria Rita Valli