Conflitto o mediazione?

FAMIGLIA. Incontro con la dott.ssa Francesca Barone

Dinamica e fragile. E, forse, fragile proprio perché dinamica. Parliamo della famiglia, realtà bellissima quando le cose vanno bene, ma altrettanto triste quando le cose vanno male, quando essa si disgrega. Dei conflitti familiari e soprattutto del ruolo della mediazione si è parlato domenica scorsa durante l’ultimo degli incontri programmati quest’anno dall’ufficio di Pastorale familiare della diocesi. Relatore del pomeriggio è stata la dott. Francesca Barone, medico e mediatrice familiare, che ha parlato delle “Famiglie in conflitto. Accoglienza e ascolto nelle crisi familiari”. Il tema, quanto mai arduo ed attuale, è stato trattato con la competenza di chi si occupa da anni di questi problemi presso il Consultorio familiare della diocesi di Perugia. Là si attua la mediazione familiare, una tecnica che si propone di risolvere i conflitti tra la coppia cercando di riorganizzare le relazioni. In ogni nucleo possono sorgere conflitti laceranti, se non vengono metabolizzati bene i vari passaggi che si vivono durante il ciclo vitale della famiglia. Per fare qualche esempio: si passa da una vita di coppia, vissuta nel fidanzamento e nel matrimonio, ad una vita familiare quando nasce il primo, il secondo figlio, e così via. Poi si passa a vivere la nuova fase, quando da genitori si diventa nonni… ed in ogni passaggio si possono creare conflitti. A differenza di quanto si vive nel sistema legale, in cui una parte necessariamente ha la meglio sull’altra, un coniuge vince sull’altro, e si crea una situazione di squilibrio, la mediazione familiare sfrutta la logica associativa, cioè si propone di far dialogare i coniugi in conflitto. In poche parole la mediazione sfrutta il fatto che ogni essere umano è capace di vivere in relazione con un altro, che ogni coniuge può continuare a dialogare con l’altro, anche se qualcosa ha mandato in crisi il matrimonio. Ogni persona è al centro della mediazione e nessuna, mediatore compreso, ha un qualsiasi potere di dominare l’altro: anche il tavolo dove i due si siedono, assieme al mediatore, è rotondo, perché così nessuno siede a capotavola e tutti possono guardarsi. Quello della mediazione è un percorso lungo. Inviando una coppia al Consultorio familiare bisogna aspettare almeno sei mesi perché ci sia qualche risultato. La coppia che vive un conflitto deve scoprire la verità che ha fatto scaturire il conflitto, imparare, cambiare e crescere insieme. E questo lavoro lo deve fare da sola, aiutata dal mediatore. Il ruolo di quest’ultimo è assolutamente fondamentale e di responsabilità.

AUTORE: Francesco Mariucci