Coraggio e speranza

Parola di vescovo

Il coraggio serve per resistere alle calamità che si succedono; la speranza, per guardare al futuro. Sono due leve che valgono per ogni situazione nuova, difficile da gestire: in ambito comunitario, personale, sociale, ecclesiale. Proprio le difficoltà ci costringono a pensamenti nuovi, a provvedimenti, comportamenti, soluzioni che meglio si adattano alla situazione concreta che si sta vivendo. Gli esempi e le occasioni sono oggi particolarmente brucianti: dal disastro finanziario che ha trascinato anche quello economico, al terremoto che distrugge case ricordi affetti, agli immigrati a catena, fuggiaschi disperati dai luoghi di guerra, di fame, di violenza. Ma anche, sul piano dell’organizzazione sociale, dal grave disagio giovanile, con la tragica emergenza educativa, ai temi dell’ordine e della sicurezza, della violenza su donne e bambini, e via elencando. Non è un momento felice questo! Anche sul piano del pensiero, si rifletta sulla grave, gravissima crisi etica e alla ‘liquidità’ dei valori (se ci sono più), alla futilità dei vari pensamenti che, dopo la crisi delle ideologie, si affannano a misconoscere la verità e ad enfatizzare il nulla. Per cui la ‘buona notizia’ offerta a noi tutti è, finalmente, ‘Dio non esiste’, con tutto ciò che ne consegue: la libertà sovrana assoluta, radicale, libertaria, e alla fine liberticida. Anche nella Chiesa c’è aria di sconcerto, che è legittima se si pensa, com’è giusto, che siamo ad un tornante difficoltoso e radicale della storia; ma anche a una provocazione per un pensare nuovo, per escogitare strade inedite e più confacenti al nostro bisogno di raggiungere oggi la Verità e di annunciarla agli smarriti di cuore. Ma se cedessimo alla sfiducia e al pessimismo, non saremmo quei cercatori di verità su misura per il nostro tempo. Gli smarrimenti mortiferi di certe pseudo-verità, ripetute nei mass media fino alla noia per convincere a non cercare la verità autentica, stanno diventando sempre più stucchevoli ed anche controproducenti. Forse mai come oggi stanno crescendo persone che ricercano Dio e non si vergognano di confessare la loro ansia di verità e di amore. Il nostro è tempo di speranza: non quella illusoria, fatta di desideri, sogni, enfasi, utopie, ma quella fondata su segni concreti di fiducia nell’uomo e nel suo futuro. Vorrei pensare realisticamente a questa speranza umana, vedendo i piccoli passi di disgelo nelle relazioni tra i popoli, grazie anche ad un uomo politico che si va mostrando saggio e prudente, e dimostra quanto siano veritiere le quattro gambe d’ogni ‘tavolo della pace’: giustizia, verità, solidarietà, libertà (beato Giovanni XXIII). La speranza cristiana ha un radicamento stabile, come la Pasqua ci ha ripetuto, e cioè: Gesù torturato e assassinato è risorto da morte e vive, oltre che nel regno di Dio, nel mistero del suo Corpo ecclesiale e sociale. Ecco perché la speranza cristiana non va confusa con desideri enfatizzati, ma con la certezza che Cristo è risorto, è nella Chiesa, è nel nostro tempo, e ci ripete parole di grande coraggio, che valgono sempre nella lotta instancabile contro il male: ‘Abbiate fiducia! Io ho vinto il mondo’ (Gv 16,33).

AUTORE: Giuseppe Chiaretti