Cristiani, cittadini, concreti

Le Chiese diocesane e le istituzioni civili regionali si sono incontrate il 19 dicembre ad Assisi per discutere insieme sul futuro dell’Umbria nell’ottica del bene comune

L’Umbria e il bene comune sono i due pilastri su cui si sono sostenuti i discorsi del convegno di sabato 19 dicembre nella sala papale del convento di San Francesco di Assisi, presieduto dal vescovo Vincenzo Paglia. Questa caratteristica, quella cioé di un vescovo che presiede un consesso di personaggi che occupano posti di responsabilità nella società regionale a vari livelli, induce a ripensare la posizione della Chiesa nella società e viceversa. Mons. Paglia nella sua relazione (vedi articolo in basso) ha svolto con chiarezza e profondità il rapporto tra la Chiesa e la società civile, illustrando soprattutto le motivazioni e le modalità su cui la Chiesa basa il suo intervento nelle questioni sociali per promuovere il bene comune. Non sono poche e neppure secondarie. Hanno la loro radice nel “pane spezzato” dell’eucaristia. Non una ragione astratta e di principio, ma pratica e di fatti concreti, verificabili nelle varie iniziative ecclesiali rivolte a sostegno della grande fascia di quel mondo più bisognoso di attenzione e solidarietà. Ed ancor più attraverso un insegnamento mai interrotto di criteri di giudizio, formazione delle coscienze, insegnamenti e ammonimenti, educazione in generale e formazione di una cultura cattolica aperta alla comprensione, al servizio, al dono, alla gratuità che sono le indicazioni, perennemente ripetute, del Vangelo. Il perseguimento del bene comune rappresenta – per i cittadini che intendono lasciarsi orientare dagli insegnamenti della Chiesa – non solo un imperativo etico, ma una pratica di carità, la virtù teologale che di per sé include e supera tutte le esigenze della giustizia. Se è lecito citare un Papa non liberale né progressista, antagonista coraggioso di Napoleone che lo fece prigioniero, Pio VII, si può ripetere, paradossalmente: “Siate buoni cristiani e sarete buoni democratici”. La ricerca del bene di tutti, superando l’interesse egoistico di singoli e gruppi, appartiene in proprio, anche se non in maniera esclusiva, al pensiero e alla pratica millenaria della Chiesa. Il discorso a questo punto potrebbe allargarsi, ma lo riconduciamo alla constatazione secondo cui nessun cittadino e nessuna autorità che abbia a cuore il bene vero della società – come indicato da economisti umanisti quali Pierluigi Grasselli – dovrebbe avere motivi di diffidenza verso un cristiano autentico, nella prospettiva della costruzione di una società giusta. Le difficoltà che si pongono di conseguenza, a parte l’eventuale incoerenza dei cristiani, dipendono dalla mancanza di un’etica sociale condivisa. Non si tratta di un pensiero unico, improponibile in una società altamente plurale, ma di un ethos comune e comunicabile, che possa avere cittadinanza e forza di persuasione. Per raggiungere ciò, incontri di riflessione come questo di Assisi, sono i benvenuti. Si deve per questo affrontare con coraggio la questione del “pensare”, posta sul tavolo da mons Paglia. Pensare per saper discernere, e quindi fare scelte giuste e opportune, discernimento comunitario da proporre in sede politica, ascoltandosi gli uni gli altri e dando voce anche a chi non ha voce nella pubblica piazza. Nessuno può negare che oggi prevalgono (anche se nella piccola Umbria in tono minore) i toni accesi, le contrapposizioni precostituite, lo stile conflittuale, che rispondono a esigenze di spettacolo ed in funzione del consenso. Il bene comune, pertanto, deve entrare prima nella testa, e nel cuore, delle persone per essere poi tradotto nella concreta storia di un popolo.E. BUn dibattito “alto” senza polemicheToni pacati per esprimere la non condivisione di questo o quel punto dell’una o l’altra relazione, e la richiesta di trovare nuove occasioni d’incontro per un confronto più approfondito sulle numerose questioni poste dai quattro relatori. Così la Presidente della Regione dell’Umbria Maria Rita Lorenzetti, che vorrebbe “interloquire in modo più efficace” di quanto consentono i cinque minuti concessi a ciascun intervento per “evitare di dare un’immagine superficiale dell’Umbria” su molte questioni importanti, e non si risparmia nell’elencarli. Disponibile e interessato al confronto anche il presidente del Consiglio regionale Fabrizio Bracco che condivide l’invito di mons. Paglia a “contrastare la dittatura del tempo per recuperare progettualità”, a partire, per esempio, da un dato: il cambiamento demografico per cui gli umbri, oggi, per il 9,7% non sono italiani”. Il convegno ha “gettato il sasso nello stagno” ed ora, ha detto Enrico Melasecche, consigliere regionale del Pdl, “dobbiamo evitare che resti sul fondo”, rilanciando il confronto in tempi successivi. Gli interventi che si sono succeduti hanno rilanciato molti temi e proposto nuove attenzioni. Dal Rettore dell’Università per Stranieri Stefania Giannini al rappresentante della Caritas dell’Umbria, dal presidente del Forum delle famiglie ai politici presenti in sala.. La Chiesa, anima della città“L’invito a partecipare a questo incontro – ha detto mons. Vincenzo Paglia – nasce dal desiderio delle otto diocesi dell’Umbria di riflettere sul presente e sul futuro della nostra regione”. Riportiamo di seguito ampi stralci del suo discorso. “È ovvio ribadire – ha precisato – che non vogliamo né possiamo avvalerci della forza di alcun potere, se non della sola forza della responsabilità che sentiamo viva nei confronti della società umbra alla quale tutti apparteniamo”. Il convegno – ha soggiunto – “mostra non solo l’opportunità, ma la necessità di spazi di confronto. Non è facile infatti trovare momenti nei quali le diverse istituzioni della regione si ritrovino non per parlare di se stesse o dei propri progetti, non per rivendicare propri spazi o reclamare propri diritti, cose ovviamente tutte più che legittime, ma per riflettere assieme sul futuro della regione, per delineare assieme una visione di quel che vogliamo sia l’Umbria… In tale contesto non solo non si debbono abbassare i toni, al contrario si debbono alzare e molto, per poter individuare quel futuro comune che solo può permetterci di sperare. Per di più, le difficoltà del momento presente che costringono spesso più ad amministrare che a progettare, più a sopravvivere che a disegnare visioni, ci portano in basso. È necessario, cari amici, uno scatto anche di pensiero. Non è il momento di ribadire principi e di affermare propositi. È urgente che assieme guardiamo in faccia e con coraggio il presente e delineiamo con maggiore audacia i tratti di quella regione che desideriamo costruire nei prossimi anni”. La Chiesa perciò “si pone come anima e presidio per una pòlis sempre più aperta e poliarchica, sempre più libera da ogni pretesa di egemonia”. Punto focale di tale impegno resta l’eucaristia, che “non separa i cristiani dalla città. Al contrario, li spinge ad incarnarsi nella città per trasformarla”. Ma è chiaro – prosegue Paglia – che “la Chiesa non vive questo impegno al fine di gestire la società. Il suo fine è oltre i confini della storia. Per questo la sua vita è paradossale: dentro la città, eppure oltre le sue mura… Se abitassimo la città semplicemente per servire i nostri o, peggio ancora, gli altrui interessi, tradiremmo la fede”. “Vi abbiamo invitato a pensare insieme – ha ribadito il presidente della Ceu. – Un pensare che fa ricognizione dei poteri e degli interessi, che scorge possibilità reali, che giudica e che sa anche arrestarsi quando il meno peggio è troppo poco; che, se serve, come insegnarono Tommaso Moro e Dietrich Bonhoeffer, sa cedere senza concedere. È un pensare che è anche impegnativo oltre che faticoso perché affronta il rischio della parzialità, ma che allontana il rischio dell’astrattezza”. In pratica, “l’impegno del discernimento è indispensabile per tutti. E lo dico a partire dalle stesse otto Chiese dell’Umbria, per verificare se sono state fedeli alla dimensione sociale dell’eucarestia. Con umiltà e coraggio, dobbiamo chiederci ad esempio se le nostre Chiese non siano state complici di quell’individualismo che compenetra la società, come pure di quella rassegnazione che ha permesso alla società regionale di restare uguale a se stessa senza essere sollecitata agli indispensabili cambiamenti. Nello stesso tempo è urgente per le Chiese riscoprire quella energia protesa per il bene comune dell’intera regione che spesso è stata come dimenticata”. “Il discernimento – ha aggiunto mons. Paglia – deve proseguire poi in tutti gli altri campi. Molti problemi ci angustiano. Come non essere preoccupati, ad esempio, per l’invecchiamento della regione e la scarsa natalità che prepara un futuro grigio per le nuove generazioni? Come affrontare l’esodo di tanti giovani laureati dalla nostra regione? D’altra parte abbiamo lasciato languire l’economia. È sotto gli occhi di tutti la fatica con cui in Umbria si fa innovazione, con il risultato di una scarsa crescita economica. È facile chiudersi nel proprio particolare. E per una regione piccola il rischio è altissimo. ‘Piccolo è bello’ solo se è altamente innovativo, altrimenti è fuori dei processi produttivi. L’Umbria deve crescere, se non vuole soccombere, ed essere inoltre più giusta. Anche la stessa architettura istituzionale richiede un attento discernimento. Una vita politica più sana esalta il principio di responsabilità e quindi l’ampliamento della vita democratica della società regionale. Se non si sottolineano i luoghi decisionali, si indebolisce la qualità stessa della democrazia”. “È urgente – ha concluso – che come Chiesa mettiamo a disposizione non solo principi ma, con essi, le nostre vite e le nostre esperienze; che condividiamo, e non solo giudichiamo. A queste condizioni mi aspetto che oggi si sviluppi un cammino comune, e prego perché si rinsaldi una amicizia che sappia sostenere salutari momenti di agonismo e di competizione. Sono certo che su noi tutti che mettiamo a frutto assieme i nostri talenti, e che cerchiamo il bene comune accettando di mettere in gioco ogni nostra cosa, non mancherà la benedizione di Dio e lo sguardo attento e benevolo di Francesco di Assisi”.