Di fronte alla tragedia di Cutro, è tempo di ritornare umani

È il tempo in cui le parole diventano polvere, o scoprono solo la nudità dell’incoerenza e delle responsabilità. Sulla riva di Cutro si spiaggiano detriti di barche e di umanità che non abbiamo saputo aiutare. Né con le leggi né con il cuore. Su quella spiaggia ci sono sogni e progetti senza germoglio, ci sono bambini che non hanno fatto nemmeno in tempo a capire. E noi non possiamo comprendere, perché non conosciamo né le guerre né la fame da cui scappavano.

Forse l’unica verità è stampata su quel foglio che accompagna un mazzo di fiori che la pietà della gente semplice ha voluto lasciare per terra. Dice: “È tempo di ritornare umani”. Per farlo dovremmo essere davvero in grado di operare quel viaggio difficile che ci porta nella pelle dell’altro e, pertanto, alla legge aurea che insegna a non fare all’altro ciò che non vorresti fosse fatto a te, e a fare all’altro ciò che vorresti per te. Nel tempo santo della Quaresima, tornare ad abitare l’anima significa dare una risposta sincera a quella domanda semplice e disarmante che non è scritta in una Costituzione ma è incisa nella nostra coscienza.

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