Difficile essere ottimisti

Quando si scrive per un giornale, piacerebbe avere buone notizie, trasmettere ottimismo e fiducia. Di questi tempi, uno sguardo all’orizzonte internazionale non aiuta ad essere ottimisti.

La guerra in Ucraina

La guerra in Ucraina non sembra avviata ad una soluzione; gli eventi interni alla Russia, come la mezza ribellione della brigata Wagner, non hanno migliorato le prospettive, e possono far temere sviluppi anche peggiori.

La situazione negli Stati Uniti

Intanto, negli Stati Uniti cresce l’incertezza sul futuro, specie per quanto riguarda le elezioni presidenziali dell’anno prossimo. Non sappiamo per gli americani, ma per quanto riguarda noi europei un ritorno di Trump sarebbe una sciagura, vista l’idea che lui ha dei suoi rapporti con il resto del mondo; i candidati repubblicani alternativi, da questo punto di vista, non promettono niente di meglio. L’eventuale rielezione di Biden si prospetta problematica, vista la personalità non brillante dell’uomo e la sua età avanzata; e anche da quella parte non si vedono candidati alternativi su cui si possa contare per il rilancio di un progetto di convivenza pacifica globale.

Il ruolo della Cina e degli altri Stati

Fin qui, abbiano parlato come se si potesse far finta che tutto il problema della pace nel mondo si basi sul confronto fra USA e Russia, come cinquanta o sessanta anni fa; ma non è vero, perché intanto la Cina ha accresciuto il suo peso economico e politico e aspetta le occasioni buone per farlo valere; virtualmente è già la prima potenza mondiale anche se si mantiene in attesa. Poi ci sono i paesi arabi, quelli che si sono arricchiti con il petrolio, che si stanno comperando l’Europa. Ci sono altre medie potenze, che mentre si consolidano stanno ben attente a non compromettersi né da una parte né dall’altra, ma un giorno lo faranno. Poi c’è l’Africa, che non ha né ricchezza né potere, ma è una bomba demografica pronta a deflagrare.

L’Europa si illude di essere ancora al centro del mondo

Al contrario, la vecchia Europa, senza più un vero potere, e con la popolazione invecchiata e calante (se non si contano gli immigrati), si illude di essere ancora al centro del mondo. E mentre per sopravvivere dovrebbe sforzarsi di essere il più possibile coesa e guardare al futuro, disperde la sua forza tra populismi e sovranismi di corta veduta. Il segnale peggiore in questo senso viene dalla Francia, dove intere fasce della popolazione non si sentono più rappresentate dalla République. Davvero non si può essere ottimisti.

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