È Dio che chiama, come ai Magi

CATTEDRALE. Nel giorno dell'Epifania, il vescovo mons. Ronchi ha celebrato il suo XXI anniversario di ordinazione episcopale

Il giorno dell’Epifania mons. Ronchi ha festeggiato il 21’anniversario di ordinazione episcopale. Durante la messa celebrata quel giorno in duomo, il Vescovo ha invitato tutti i fedeli a seguire l’esempio dei Magi. Essi sono cercatori della verità: ‘sono sapienti – ha spiegato mons. Ronchi – che con la loro elaborazione culturale e religiosa, con la loro investigazione del libro del creato, si incamminano sulle tracce di Cristo’. I Magi sono di esempio ad ogni cristiano che voglia approfondire e raffinare la propria fede. ‘La fede – ha ricordato il Vescovo – è un dono di Dio: è lui che chiama ed attrae, come attirò i Magi, ma esige una risposta dall’uomo, la sua disponibilità ad accogliere il dono. È un dono, ma anche una conquista dell’uomo, al quale viene chiesto di mettersi in cammino, di fare una ricerca libera e perseverante. Dio – ha proseguito il Vescovo – è una realtà sempre nuova e piena di sorprese; il contenuto della sua Parola è di una ricchezza che non possiamo mai dire di conoscere abbastanza; la presenza operante di Dio in noi, la sua amicizia, sono esperienze da vivere sempre in profondità e non in superficie’. La fede, però, non è un cammino facile e non è una ricerca senza ostacoli. Ci sono ostacoli – ha chiarito il presule – sia dentro che fuori di noi. I Magi, i santi, i mistici,’ ogni persona sperimenta i momenti di dubbio e di oscurità. Proprio in questi momenti – ha sottolineato il Vescovo – da parte nostra si richiedono due cose: prima, ‘la certezza che il Signore non ci abbandona, anzi ci ama sempre’; seconda, ‘la ricerca perseverante della luce là dove la possiamo trovare e cioè nella preghiera, nella meditazione, nella direzione spirituale di qualche sacerdote’. In un mondo in cui sembra diventata una moda dire ‘io non credo’ (come se la fede fosse una vergogna o qualcosa di un passato oscurantista, una umiliazione per l’uomo o una diminuzione della sua libertà) spetta a ciascun credente il dovere della ‘testimonianza della nostra vita attraverso un comportamento coerente con la fede che professiamo’. Mons. Ronchi ha rivolto ad ognuno l’invito a fare la propria parte perché la Chiesa presenti un volto materno ed accogliente, sia una grande scuola d’amore, sia una grande famiglia dove tutti si sentano accolti, amati ed imparino ad amare e a donare il meglio di sé. Così sarà possibile non deludere le attese degli uomini smarriti o degli increduli. ‘Deludere le loro attese, al contrario, sarebbe una mancanza grave di cui dovremo rispondere a Dio’.

AUTORE: Francesco Mariucci