Educare è anzitutto amare. Gli educatori delle AC dell’Umbria al convegno nazionale

Il gruppo degli educatori delle Ac dell'Umbria con don Dino Pirri

 

“Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia, perché nella fede voi siete saldi”. Queste parole, che San Paolo rivolge alla comunità di Corinto, l’Azione Cattolica Italiana le ha fatte sue e nella tre giorni di convegno per gli educatori dei ragazzi, dei giovanissimi e dei giovani, tenutasi a Roma dal 14 al 16 dicembre, ha riaffermato la grande passione educativa con cui giovani e adulti si mettono al servizio di Dio, della Chiesa e della gioia di ciascuno.

Il convegno si è articolato in tre parti: una giornata introduttiva in cui, con l’aiuto della biblista Rosanna Virgili e del presidente nazionale dell’Ac Franco Miano, si è sottolineata la passione che sta alla base dell’educare insieme; sabato in cui Acr e Settore Giovani hanno vissuto la giornata separatamente e con modalità diverse lavorando sull’emozioni e sull’educare come voce del verbo sognare. Domenica mattina le conclusioni dei due percorsi e la celebrazione presieduta da Mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, hanno fatto sintesi delle esperienze vissute e delle cose ascoltate per delineare le buone prassi del servizio educativo. La vocazione a essere educatore, ha sottolineato Rosanna Virgili, è propria di ogni credente come gratitudine di ciò che si è ricevuto, facendo la stessa esperienza che fece il popolo d’Israele, per il quale Dio che li ha amati per primo li ha educati e gli ha aperto spazi di libertà. Infatti per educare bisogna intuire il futuro e dare lo spazio necessario a chi deve essere educato.

Come educatori, oggi, non possiamo solo trasmettere ciò che ci è stato insegnato, ma come fece Gesù, dobbiamo aggiungere un qualcosa di nuovo, un plusvalore per essere incisivi e non insignificanti nella nostra realtà. Dobbiamo essere critici ma non criticoni, fare nostre le ragioni di quanto ci è stato insegnato per emettere un giudizio, ma prima di tutto dobbiamo aver ascoltato e capito quanto ci è stato insegnato. Franco Miano ha ribadito come questo sia il tempo favorevole, perché tempo di grazia, di speranza, in cui si costruisce il futuro e in cui si educa. Allora educare è prima di tutto amare, è testimoniare la Parola viva che passa anche attraverso le nostre debolezze, è provocare le persone a uscire da se stesse, a operare scelte, a ri-scegliere la fede ricevuta, è lasciarsi provocare, mettere in discussione dagli altri e da chi educhiamo. Educare è un’arte comunitaria perché non si può vivere in maniera personalista e individualista, non siamo chiamati a educare a titolo personale ma comunitario.

Gli educatori Acr, sabato, sono stati immersi nel mondo delle emozioni, dei sentimenti e dei comportamenti con l’aiuto di esperti e artisti. Franca Feliziani Kannaeiser, catecheta e psicoterapeuta ha spiegato che una qualsiasi emozione è sempre presente in noi ed educare significa aiutare ciascuno a riacquistare la capacità di riconoscere, affrontare ed esprimere le proprie emozioni: soprattutto i bambini, che hanno diritto a non essere lasciati soli, hanno bisogno di accompagnatori amorevoli, attenti e credenti. Ecco allora che l’educatore diventa una figura compassionevole che sa ospitare, accogliere, far posto alle emozioni dell’altro, come ha sottolineato il teologo don Cesare Pagazzi, e ha il compito di preparare la strada, aiutare il ragazzo ad aprirsi allo Spirito, ad accoglierlo per «crescere in sapienza, età e grazia davanti a Dio e davanti agli uomini» secondo le indicazioni date da padre Carlo Chiappini sj, maestro dei Novizi della Compagnia di Gesù.

Nel pomeriggio gli educatori hanno visitato tre chiese di Roma: San Luigi dei Francesi, Santa Maria del Popolo e Sant’Agostino in Campo Marzio, alla ri-scoperta dell’intensità con cui l’arte può mostrare le emozioni e i momenti salienti della vita di un uomo, analizzando i santi ritratti dal Caravaggio. Accompagnati dalla guida di padre Andrea Dall’Asta sj, di mons. Andrea Lonardo e di padre Daniele Libanori sj, gli educatori hanno potuto leggere nel ciclo di San Matteo, nella Crocifisisone di Pietro, nella Conversione di San Paolo e nella Madonna dei Pellegrini (o di Loreto) la grande umanità dei personaggi – dai piedi sporchi, ai tratti fisiognomici, alle vesti secentesche contrapposte a quelle del primo secolo – visitata e sconvolta dalla luce divina che irrompe nella storia dell’uomo, chiamandolo a sé. La giornata si è conclusa con un momento serale di preghiera in Santa Maria in Ara Coeli presieduto da mons. Matteo Zuppi, vescovo ausiliario della diocesi di Roma, che ha spronato e incoraggiato gli educatori a rallegrarsi e a non fermarsi davanti alle difficoltà perché «il Signore è vicino».

La mattinata del Settore Giovani ha visto una tavola rotonda parlare di educazione, sogni e bisogni dei giovanissimi e dei giovani di oggi. Lo psicologo Luigi Russo ha specificato cosa fa di una relazione, una relazione educativa: la decodificazione di un bisogno, il dare un nome a tale bisogno e il soddisfarlo. Su questa base mons. Angelo Spinillo, vicepresidente della Cei, ha sottolineato che una relazione educativa deve essere sincera, vera, paziente, cioè attendere i tempi di ciascuno e libera. L’educare va oltre la scuola, che non può esaurire da sola il bisogno di educazione, infatti i giovani che vanno a scuola, ha evidenziato un rappresentate del Ministero della pubblica istruzione, hanno più bisogno d’affetto che di cultura perché i contenuti passano ma le relazioni restano. Serve allora che gli insegnanti ma tutti gli adulti tornino a essere educatori, figure di riferimento perché spesso sono mancanti a partire dall’ambiente familiare.

Chiara Finocchietti, ex vice presidente per il settore giovani di Ac e oggi responsabile del Coordinamento giovani del Fiac, ha indicato di quale educatore ha bisogno l’Azione Cattolica: un educatore che si senta parte di una storia, a cui anch’egli contribuisce, che è consapevole della necessità di un progetto per generare alla vita, che chi ci sta di fronte ci interroga, ci aiuta a dare testimonianza più autentica della nostra fede per trovare forme più visibili e vivibili di cristianesimo.

Nel pomeriggio si è vissuto un momento laboratoriale con temi comuni ma con modalità diverse per gli educatori dei giovanissimi e dei giovani. I micro convegni trattavano i temi dell’affettività, dell’impegno socio-politico, dell’educazione al servizio, dell’accompagnamento spirituale e dell’identità associativa. Su ciascun laboratorio, dopo una breve presentazione del tema, c’è stato un testimone che ha contribuito a dare delle linee su cui aprire il dibattito-confronto per condividere esperienze, fare domande o, nel caso dei giovanissimi, sperimentare anche praticamente certe esperienze. L’accompagnamento spirituale e l’educare al servizio, in senso ampio e non solo educativo, sono stati le nuove attenzioni su cui il settore sta cercando di lavorare per dare agli educatori gli strumenti giusti per accompagnare i giovanissimi e i giovani nel proprio cammino spirituale, mettendosi in ascolto della propria coscienza che è dove Dio gli parla e vivendo una piena spiritualità laicale, e per insegnare una fedeltà al servizio come risposta a una chiamata, per ridire il proprio sì con costanza nonostante difficoltà e fallimenti.

La domenica mattina le conclusioni a cura dei vice presidenti giovani, Lisa e Marco, e della responsabile Acr Teresa, hanno fatto sintesi di quanto emerso e vissuto nella tre giorni, ponendo degli interrogativi: come le emozioni e i sentimenti dei ragazzi interagiscono con il loro cammino di fede? Come entra il mondo delle emozioni nella mistagogia e nel servizio educativo? Che cosa significa per noi, oggi, educare?”.

Educare significa tirare fuori l’aurora, il meglio di ciascuno e generare a vita nuova!

AUTORE: Veronica Rossi, incaricata regionale giovani di Ac Giacomo Antonelli incaricato regionale ACR