Esperienza vera, che trasforma

Pasqua. Le 'attese' del nuovo vescovo monsignor Domenico Sorrentino

Venerdì 31 marzo la Via crucis si è mossa dalla basilica di San Francesco (nella quale ha preso inizio sin dalla prima settimana di Quaresima il rito della Corda pia) per raggiungere la cattedrale di San Rufino. Vie crucis parrocchiali in Assisi e nei centri minori e maggiori della diocesi, incontri di meditazione ed iniziative di solidarietà hanno preparato la Settimana santa con le sue consuete e sempre suggestive celebrazioni. Il nuovo vescovo mons. Sorrentino si è così espresso rispondendo ad alcune domande.Come si prepara a celebrare la sua ‘prima’ Pasqua nella diocesi? ‘Mettendomi sulle orme di Francesco. Quest’anno ricorre l’ottavo centenario delle parole a lui dette dal Crocifisso di San Damiano. Sono parole che possono aiutarci a vivere il mistero della Pasqua, non solo in termini di conversione, ma anche in termini di una rinnovata missione per la testimonianza del Vangelo nella società’. Con quale spirito desidera che le molteplici articolazioni diocesane vivano la Settimana santa? ‘Sono arrivato in diocesi solo l’11 febbraio scorso. Progressivamente vado conoscendo le varie realtà e tradizioni di questa Chiesa. Mi auguro che ciascuno viva intensamente il mistero che la liturgia pasquale ci fa celebrare’. Quale funzione liturgica in seno alla diocesi giudica particolarmente consona? ‘Indubbiamente le celebrazioni previste per ciascuna delle giornate del triduo pasquale. Se vi si partecipa con attenzione e coinvolgimento interiore, si può fare un’esperienza vera di Gesù Cristo, un’esperienza che trasforma’. Teme o apprezza l’immancabile risvolto devozionale-folcloristico? ‘Sono incuriosito da quanto mi è stato riferito circa le tradizioni devozionali presenti in diocesi. La Chiesa apprezza e valorizza le espressioni della pietà popolare. Naturalmente, occorre fare in modo che siano intonate con la liturgia. Si può conservare, e insieme migliorare. E non è difficile, quando c’è coscienza, dialogo e spirito di collaborazione’. Cosa potrebbe dire oggi san Francesco, ‘protagonista’ della sua prima lettera pastorale? ‘Credo che Francesco inviti tutti quanti noi a non aver paura di lasciarci incontrare da Cristo. La parola di Cristo è esigente, ma è anche una parola di speranza e di gioia’.

AUTORE: Francesco Frascarelli