I 9 anni da sindaco di Fernanda Cecchini

Il neo assessore regionale all’Agricol- tura fa a “La Voce” un bilancio del lavoro svolto

Come noto, Fernanda Cecchini lascia la carica di sindaco, ricoperta dal giugno 2001, dopo la sua elezione al Consiglio regionale e la successiva nomina all’assessorato all’Agricoltura, caccia e pesca. Nel frattempo a Castello non si va alle elezioni anticipate; le funzioni di sindaco sono state assunte dal vice, Luciano Bacchetta. La Cecchini ha rilasciato un’intervista esclusiva al nostro giornale. Nove anni rappresentano anche per una città uno spazio di tempo considerevole. Quale è, tra i tanti problemi che di sicuro si sono presentati in questo periodo quello che si sente più soddisfatta di aver risolto? “Tra i tanti problemi affrontati, il più complesso è stato certamente quello di dare una soluzione alla ferita da troppi anni presente nel corpo del centro storico, ovvero alla situazione dell’area ex Fat. Con il contratto di quartiere e con gli interventi del Puc2 sono stati messi in campo progetti di ristrutturazione e riqualificazione che innescano un processo di rivitalizzazione delle attività e di valorizzazione dell’ambiente urbano”. Quale è la cosa che ha realizzato in questo periodo, di cui si sente più soddisfatta? “D’impulso mi viene da dire l’opera di risanamento delle mura come elemento simbolico del prestigio della città. Ma la cosa che mi dà veramente soddisfazione è l’aver realizzato in ogni quartiere o frazione uno spazio verde, un giardino (al Cassero come a Riosecco, ai Pesci d’oro, a Cerbara, a Trestina, a Santa Lucia, a Sansecondo) come luogo dedicato alle famiglie ed ai bambini. Questa non è forse la cosa più impegnativa dal punto di vista progettuale ed economico, ma è certamente quella che mi dà un profondo senso di serenità. Ciò accade ogni volta che passo per il Cassero o per uno dei giardini periferici e li vedo animati dalla presenza di bambini e genitori, o anche quando gli stessi bambini mi segnalano che un gioco si è rotto, dimostrandomi insomma che di quel giardino non farebbero facilmente a meno”. Nel lasciare il suo incarico, c’è qualcosa che ha il rammarico di non aver potuto realizzare? “Le scelte sono anche frutto delle contingenze, ed ognuna di esse viene fatta nelle condizioni date nel momento in cui vengono prese decisioni. Ho la piena consapevolezza di aver sempre soppesato insieme ai miei collaboratori ogni aspetto dei singoli problemi affrontati, per come si presentavano all’epoca. Esco quindi da questa esperienza con la consapevolezza che avrei potuto fare di più e di meglio, ma con la certezza di aver sempre operato come se il mio compito fosse il più importante del mondo. Quindi non c’è in me nessun rammarico. Per quanto abbiano un inizio e una fine, le Amministrazioni comunali raccolgono sempre il testimone di qualcuno e lo consegnano a qualcun altro. Sono sempre e comunque di passaggio; c’è sempre qualcosa che lasciano in sospeso. Più che il rammarico per un qualcosa di specifico che non è stato realizzato, c’è una vaga sensazione di incompiutezza che a volte mi coglie, anche a dispetto di ogni razionale accettazione”. Come è stato in questi anni il suo rapporto con il mondo cattolico locale e in maniera particolare con i Vescovi che ha conosciuto? “Quanto al mondo cattolico, la domanda sottende una sorta di estraneità o distanza che, a livello personale, non esiste. Quanto ai Vescovi, credo che la città sia fortunata ad avere avuto ed avere in Pellegrino Tomaso Ronchi e Domenico Cancian due figure tra loro diverse ma parimenti ricche dal punto di vista spirituale e umano. Con entrambi c’è stata una grande sintonia, incentrandosi la loro azione pastorale sulla condizione delle persone al pari dell’azione concreta del Comune e dei suoi servizi”. Da Perugia come crede di poter aiutare l’Alto Tevere in genere e Città di Castello in particolare ad uscire dalla sua marginalità politica? “L’Alto Tevere sta vivendo una fase complessa. Ha bisogno di riprogettare il suo modello di sviluppo e difendere i livelli di qualità della vita e di coesione sociale cui è abituata. Il fatto che l’Alto Tevere sia presente con posizioni di rilievo ai diversi livelli istituzionali favorisce e rende più efficace il gioco di squadra necessario per dare respiro e prospettiva al dinamismo e alle capacità innovative dell’imprenditoria ed alla maestria professionale dei lavoratori”. Ancora adesso, ricoprire come donna un significativo incarico pubblico presenta qualche difficoltà?“Le innumerevoli difficoltà, le discriminazioni e le violenze fisiche e morali cui le donne sono soggette ogni giorno anche nelle civiltà evolute come quella italiana, e le disparità di accesso a ruoli di direzione nel pubblico e nel privato, sono sotto gli occhi di tutti e fanno parte delle esperienze delle donne. Ma non sarebbe credibile che chi, come me, ha retto le sorti della quarta città dell’Umbria e ha ora una nuova e impegnativa responsabilità regionale, lamentasse di aver incontrato difficoltà dovute al fatto di essere donna. Nessuno, né uomo né donna, mi ha fatto pesare da sindaco il fatto che fossi donna. Posso anche dire che l’universo femminile cittadino mi ha fatto sentire il suo marcato sostegno”. IDENTIKIT Lei e… i bambiniFernanda Cecchini è nata a Città di Castello nel 1960. È stata dirigente prima del Pds e poi dei Ds, consigliere e assessore del Comune di Città di Castello, assessore alla Cultura, sport e bilancio della Provincia di Perugia. Sindaco di Città di Castello dal 2001, è stata ora eletta consigliere regionale e successivamente nominata assessore regionale all’Agricoltura, caccia e pesca. Ha fatto esperienze come educatrice di ragazzi portatori di handicap, e negli anni dei suoi mandati come sindaco non è mancata la sua attenzione ai problemi dell’infanzia e della scuola. È stata anche la prima donna a ricoprire la carica di sindaco a Città di Castello.

AUTORE: Eleonora Fontana(ha collaborato Moreno Migliorati)