I Vescovi hanno un sogno per l’Italia

Cei. La prolusione del card. Bagnasco il 25 gennaio

Il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha concluso con un “sogno” la prolusione di apertura al Consiglio permanente dei Vescovi italiani: quello di “italiani e credenti che avvertono la responsabilità davanti a Dio come decisiva per l’agire politico”. “Mentre incoraggiamo i cattolici impegnati in politica ad essere sempre coerenti con la fede – ha detto – vorrei che questa stagione contribuisse a far sorgere una generazione nuova di italiani e di cattolici che, pur nel travaglio della cultura odierna, sentono la cosa pubblica come importante e alta, in quanto capace di segnare il destino di tutti, e per essa sono disposti a dare il meglio”. Per riuscirci, secondo il Presidente della Cei, “ci vuole una comunità cristiana i cui fedeli laici imparino a vivere con intensità il mistero di Dio nella vita”. Uomini e donne “capaci di incarnare questi ideali e di tradurli nella storia, non cercando la via meno costosa della convenienza di parte, ma la via più vera, che dispiega meglio il progetto di Dio sull’umanità, e perciò capaci di suscitare nel tempo l’ammirazione degli altri, anche di chi è mosso da logiche diverse”. Tra i “valori irrinunciabili”, il card. Bagnasco ha citato “la vita umana comunque si presenti e ovunque palpiti, la famiglia formata da un uomo e una donna e fondata sul matrimonio, la responsabilità educativa, la solidarietà verso gli altri, il lavoro”.“Così non si può, così non è umano”: con queste parole il card. Bagnasco ha descritto “la condizione del tutto critica in cui abitualmente vivono una parte degli immigrati presenti nel nostro Paese: quelle capanne di cartone o plastica senz’acqua e senza elettricità, dunque senza il minimo requisito igienico-sanitario, incapsulate all’interno di manufatti abbandonati e diroccati, esposte alle intemperie e invase dal fango, indicano uno standard non accettabile”. Il riferimento era evidentemente agli episodi di Rosarno. Per il Presidente della Cei, “è realistico pensare che in contesti come questi non possano attecchire seri tentativi di integrazione, mentre prendono vita pezzi di società parallela e auto-referenziale rispetto ai quali diventa difficile scongiurare tensioni e micro-conflitti, che finiscono per condizionare pesantemente la percezione del fenomeno da parte dei cittadini”. Poi, certo, “pesano anche fenomeni come la strategia avvolgente della malavita locale, che prima assolda, poi provoca e infine si presta a raccapriccianti interventi che lo Stato sta tentando di reprimere, venendo per questo intimidito attraverso attentati che occorre sapere respingere con inesorabile nettezza”. Di fronte a “una cultura pubblica che punta all’estraneazione, alla sottovalutazione, quando non all’irrisione del fenomeno religioso”, occorre “respingere le intimidazioni del secolarismo, le spinte cioè all’interpretazione più privatistica del fatto religioso”. Il Cardinale ha quindi inquadrato la questione dei mass media all’interno della più vasta opera di “riconciliazione”, necessaria per una politica intesa come servizio al bene comune dell’Italia. A volte, dai media provengono “deviazioni e intossicazioni”, ma “il giornalismo del risentimento che si basa, più che sulle notizie, sui conflitti veri o immaginati, finisce per nuocere anche alla causa per cui si sente mobilitato”. Per i Vescovi italiani, sono due sul piano istituzionale i fronti in materia di bioetica: la pillola abortiva Ru486, la cui introduzione sul mercato “rischia di introdurre una prassi di banalizzazione ulteriore nella tutela della vita umana”; e il fine-vita, con le “Iniziative dei registri” che si stanno aprendo in alcune parti d’Italia, e sui quali i vescovi esprimono “riserve”. Il card. Bagnasco ha infine dedicato un’ampia parte della prolusione allo stato attuale della crisi, rivolgendo un appello alla classe politica a “intensificare tutti i meccanismi che possono attenuare l’angoscia di chi, in seguito a licenziamento, ha perso la propria fonte di sostentamento o è in cassa integrazione”. Al sistema bancario il Cardinale ha chiesto“una politica del credito che, senza farsi avventata, sappia tuttavia essere scrupolosamente più attenta alle esigenze delle aziende in affanno”. Serve un “ricentramento della politica, anche quella fiscale, sul perno delle famiglie, in particolare quelle con figli”.