Il perfetto servo di Dio

GIOVANNI PAOLO II. Il ricordo del Papa a cinque anni dalla morte

“Durante il suo lungo pontificato, si è prodigato nel proclamare il diritto con fermezza, senza debolezze o tentennamenti, soprattutto quando doveva misurarsi con resistenze, ostilità e rifiuti”. È il ricordo di Giovanni Paolo II, a cinque anni dalla morte, offerto da Benedetto XVI nell’omelia della messa celebrata il 29 marzo nella basilica di San Pietro. Il 2 aprile, quest’anno, è Venerdì santo: da qui la scelta di anticipare la celebrazione eucaristica di suffragio. Nel suo “amato predecessore”, Papa Ratzinger vede l’immagine perfetta del “servo di Dio”, che – come dicono le Scritture – “agirà con fermezza incrollabile, con un’energia che non viene meno fino a che egli non abbia realizzato il compito che gli è stato assegnato. Eppure, non avrà a sua disposizione quei mezzi umani che sembrano indispensabili all’attuazione di un piano così grandioso. Si presenterà con la forza della convinzione, e sarà lo Spirito che Dio ha posto in lui a dargli la capacità di agire con mitezza e con forza, assicurandogli il successo finale”. Un “compagno di viaggio per l’uomo di oggi”: così il Papa ha definito Karol Wojtyla. Tutta la vita del venerabile Giovanni Paolo II, ha commentato Benedetto XVI, “si è svolta nel segno di questa carità, della capacità di donarsi in modo generoso, senza riserve, senza misura, senza calcolo. Ciò che lo muoveva era l’amore verso Cristo, a cui aveva consacrato la vita, un amore sovrabbondante e incondizionato”. Giovanni Paolo II, ha proseguito il suo successore, “si è lasciato consumare per Cristo, per la Chiesa, per il mondo intero: la sua è stata una sofferenza vissuta fino all’ultimo per amore e con amore”. “Chi ha avuto la gioia di conoscerlo e frequentarlo – sono ancora parole del Pontefice – ha potuto toccare con mano quanto viva fosse in lui la certezza di ‘contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi’. Certezza che lo ha accompagnato nel corso della sua esistenza e che, in modo particolare, si è manifestata durante l’ultimo periodo del suo pellegrinaggio su questa terra. La progressiva debolezza fisica, infatti, non ha mai intaccato la sua fede rocciosa, la sua luminosa speranza, la sua fervente carità”. “La regola della comunità di Gesù – ha inoltre ricordato il Papa, commentando il Vangelo – è quella dell’amore che sa servire fino al dono della vita. Ogni gesto di carità e di devozione autentica a Cristo non rimane un fatto personale, non riguarda solo il rapporto tra l’individuo e il Signore, ma riguarda l’intero Corpo della Chiesa, è contagioso: infonde amore, gioia, luce”. Di qui la contrapposizione tra l’atteggiamento di Maria di Betania, che lavando i piedi del Maestro con una grande quantità di profumo pregiato “offre a Gesù quanto ha di più prezioso”, e quello di Giuda, che “calcola là dove non si può calcolare, entra con animo meschino dove lo spazio è quello dell’amore, del dono, della dedizione totale”. “L’amore – ha concluso Benedetto XVI – non calcola, non misura, non bada a spese, non pone barriere, ma sa donare con gioia. Cerca solo il bene dell’altro, vince la meschinità, la grettezza, i risentimenti, le chiusure che l’uomo porta a volte nel suo cuore”.