Il Punto. Il “diritto di uccidere”

Mentre in Parlamento si discute sul cosiddetto “diritto di morire”, qualcuno (Lega salviniana e dintorni) si agita perché sia riconosciuto il “diritto di uccidere”: ossia un allargamento della legittima difesa. La legge prevede la legittima difesa da sempre, e ne stabilisce le condizioni, che naturalmente debbono essere piuttosto restrittive, per evitare che i nostri paesi diventino un nuovo Far West. Così è stabilito che vi deve essere un pericolo grave e immediato (non è ammessa la vendetta per un fatto già accaduto, e neppure un’azione preventiva nel timore che l’altro possa aggredirti fra un mese o fra un anno). E deve esserci una proporzione fra l’offesa e la difesa: se un borseggiatore disarmato ti sfila il portafoglio, non per questo sei autorizzato a sparargli al cuore.

Le stesse parti politiche hanno già ottenuto nel 2006 una estensione della legittima difesa, che in pratica consente l’uso delle armi contro chi sta commettendo una violazione di domicilio se minaccia l’incolumità delle persone. Però questo non basta a qualificare come legittima difesa il fatto avvenuto a Lodi nei giorni scorsi, dove un commerciante ha ucciso con un colpo di fucile un ladro disarmato che aveva preso un po’ di stecche di sigarette e stava per andarsene senza aggredire nessuno. Salvini e soci chiedono dunque di cambiare nuovamente la legge per escludere la punibilità di questo fatto (veramente l’uccisore si difende dicendo che il colpo è partito per disgrazia durante una colluttazione: se così fosse cambierebbero i termini della questione). Sarebbe come ammettere la pena di morte, senza processo e senza appello, per reati come il furto e simili. Sono reati odiosi che provocano allarme e senso di insicurezza, ma obiettivamente non meritano la pena di morte, ammesso che ci siano delitti che se la meritano. D’altra parte saremmo tutti più insicuri se pensassimo che un vicino di casa in una serata buia potrebbe spararci addosso credendo di avere di fronte un visitatore indesiderato, e se si diffondesse la mentalità che conviene sempre sparare per primo.

 

AUTORE: Pier Giorgio Lignani