IL SINODO DELL’AFRICA

Il Papa ha proposto tre piste di azione per la Chiesa del Continente: difendere il primato di Dio, il matrimonio, i bambini

L’Africa delle guerre dimenticate, delle immense risorse che rappresentano una ricchezza ma anche la grande sfortuna del Continente, costretto a subire sul suo territorio guerre decise da altri e combattute proprio in nome di quelle ricchezze. L’Africa che è quasi sempre raccontata per le sue povertà e malattie; per i conflitti etnici e la siccità; per la corruzione e la fame; per i bambini soldato. È a quest’Africa che Benedetto XVI si è rivolto aprendo, nella basilica vaticana di San Pietro, il secondo Sinodo dei vescovi per il Continente, a 15 anni dal primo, voluto da Papa Wojtyla nell’aprile del 1994. Non sono però le povertà e le ingiustizie che Benedetto XVI mette in evidenza: certo, ci sono e non possono essere ignorate. Ma c’è un altro volto del Continente che trova cittadinanza, e cioè quello delle ricchezze spirituali che il Continente può offrire all’Occidente. L’Africa, dice il Papa, “rappresenta un immenso polmone spirituale, per un’umanità che appare in crisi di fede e di speranza”. Il rischio oggi è che questo “polmone spirituale” possa ammalarsi; c’è un nuovo colonialismo che il Continente rischia di subire, fatto di “pericolose patologie” he stanno “intaccando” quel patrimonio spirituale e culturale di cui l’umanità ha bisogno ancor più delle materie prime. Si tratta del materialismo pratico e del fondamentalismo religioso. Il Papa propone tre livelli su cui deve concentrarsi il lavoro dei padri sinodali: il primato di Dio, il matrimonio, i bambini. Se il primo rappresenta un “tesoro inestimabile per il mondo intero”, il senso profondo di Dio vissuto dal Continente rischia oggi di essere attaccato, come detto, da “patologie” che l’Occidente esporta, quasi tentativo di soffocare quella “assoluta signoria di Dio” che è “uno dei tratti salienti e unificanti della cultura africana”. Poi il matrimonio. Di fronte ai molteplici modi in cui il matrimonio è vissuto nelle culture africane, segnato spesso dalla poligamia e da una visione subalterna della donna, la Bibbia – afferma Benedetto XVI – ci presenta una realtà che “non esiste al di fuori della relazione con Dio”. Per questo, “nella misura in cui custodisce e sviluppa la sua fede, l’Africa potrà trovare risorse immense da donare a vantaggio della famiglia fondata sul matrimonio”. Infine il terzo aspetto, “la realtà dell’infanzia, che costituisce una parte grande e purtroppo sofferente della popolazione africana”. Il Continente vive la realtà di uno sfruttamento dei minori che spesso non conosce limiti: è nella memoria di tutti l’immagine dei bambini soldato, rapiti dalle loro famiglie e costretti a combattere contro la loro volontà. L’infanzia di cui parla il Papa è anche quella dei più piccoli, anche dei non nati, nei quali la Chiesa non vede “primariamente dei destinatari di assistenza, meno che mai di pietismo o di strumentalizzazione, ma delle persone a pieno titolo, che con il loro stesso modo di essere mostrano la via maestra per entrare nel regno di Dio, quella cioè di affidarsi senza condizioni al Suo amore”. È dunque a questo Continente che guarda la Chiesa, che si ritrova in questo mese di ottobre, il mese missionario, a riflettere in quello che non è “un convegno di studio”. In trent’anni, il numero dei cattolici nel Continente è triplicato, raggiungendo la cifra di circa 165 milioni. La Chiesa può dare il suo grande contributo, perché la sua vocazione “è quella di essere profezia e fermento di riconciliazione tra i vari gruppi etnici, linguistici ed anche religiosi, all’interno delle singole nazioni e in tutto il Continente”.

AUTORE: Fabio Zavattaro