Il successo travolgente del Festival biblico

La manifestazione è stata organizzata dai Paolini e dalla diocesi di Vicenza
Una delle tante iniziative proposte nell'ambito del Festival Biblico

Nel 2013 il Festival biblico di Vicenza rifletterà su “Fede e libertà”. Non si perde tempo: appena chiusa l’edizione 2012, già è tempo di pensare al futuro. La manifestazione, organizzata dalla Società San Paolo (Paolini), insieme alla diocesi di Vicenza, quest’anno ha visto oltre 40 mila presenze in 10 giorni di eventi, animati da 140 ospiti, l’ambientazione in 14 location e il coinvolgimento di 22 istituzioni, enti pubblici, privati e centri culturali. “Grazie al Festival, per le iniziative di confronto e di pensiero portate in città”, ha detto il sindaco Achille Variati. “Un’iniziativa da rafforzare”, per il vescovo mons. Beniamino Pizziol, che la vive per il primo anno, essendo arrivato a Vicenza solo a giugno 2011. “Il bilancio è più che positivo – dice don Ampelio Crema, consigliere provinciale dei Paolini –. Siamo veramente felici della riuscita della manifestazione, per l’elevata partecipazione, per la qualità degli interventi e per la ricchezza dei contenuti. Tutti coniugati sul tema della paura e speranza che viene dalle Scritture, leitmotiv di questa ottava edizione del Festival, attraverso vari linguaggi e vari settori”. Perché le componenti di questa manifestazione sono davvero tante: così si passa dalla teologia ai giochi per i più piccoli, dalle mostre ai seminari di archeologia biblica, dagli incontri legati all’attualità alla grande musica, che quest’anno ha visto sul palco di piazza dei Signori, il cantastorie Roberto Vecchioni. A maggio, dunque, un intero territorio si mobilita sui temi della Bibbia, con una crescita continua di opportunità e presenze, di edizione in edizione. “Quest’anno, siamo riusciti a coinvolgere un’altra diocesi, Verona – continua don Crema –, che ha fatto da apripista al Festival (dal 18 al 24 maggio), e che ha visto 3.500 presenze. Sono stati organizzati appuntamenti molto apprezzati, come l’incontro tra il teologo Giacomo Canobbio e la docente di storia della filosofia contemporanea Wanda Tommasi, e la bellissima mostra di Codici biblici alla Biblioteca capitolare”. Con Verona, terza provincia coinvolta dopo Vicenza e Padova, il Festival si è praticamente “regionalizzato”. L’inaugurazione ha visto il ritorno del priore della comunità di Bose, Enzo Bianchi, una garanzia per la manifestazione vicentina, che ha dialogato con il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli. Insieme, hanno reso omaggio al card. Carlo Maria Martini, “amante” e diffusore della sacra Scrittura, in una serata che ha visto la cattedrale letteralmente “scoppiare”. Prendendo spunto dal magistero di Martini, Bianchi e de Bortoli sono scesi nel concreto, dando alcune indicazioni su come affrontare le paure dell’oggi. Grande successo anche per il sociologo Zygmund Bauman, 87 anni e una lucidità incredibile. Per il padre della “società liquida”, “bisogna andare oltre, oltre i vinti e i vincitori, nell’ottica della condivisione, dell’accoglienza”. “Un discorso – riprende Crema – al 100 per 100 cristiano da parte di un laico”. Altra figura che ogni anno “fa il pieno” è mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali, la giustizia e la pace. È partito da san Paolo e dal suo naufragio a Malta, ancora una volta per parlare del significato dell’affrontare l’oggi camminando insieme. “I problemi quotidiani non mancano. Oltre alla cancrena mafiosa (mons. Bregantini è stato vescovo di Locri dal 1994 al 2997), c’è altro: crisi, paura per il futuro, smarrimento. Il mondo accelera e non si sa bene dove vada. Ma, con l’aiuto di Dio, dobbiamo immaginare di più, intravedere un futuro di luce”. Soddisfatto anche l’altro presidente del Festival, mons. Roberto Tommasi, in rappresentanza della diocesi. “La pluralità di voci intervenute – credenti e ‘pensanti’, nomi cattolici e nomi ‘ecumenici’ di diverse confessioni cristiane – ha rappresentato un arricchimento per tutti in un momento storico in cui, da più parti, s’indica nella cultura la strada per riprendere il cammino”. La presenza di Zygmunt Bauman, suor Helen Prejean e del cardinal Joseph Zen ha contribuito a internazionalizzare il Festival. Fin qui gli elementi di forza. Qualche elemento di debolezza, don Crema? “In questo momento siamo troppo entusiasti e vediamo solo il positivo, è evidente che dovremo riflettere con calma, per poi continuare a migliorare. Una carenza, che non dipende da noi, è strutturale. In alcuni incontri, il troppo afflusso e gli ambienti strapieni hanno fatto sì che molta gente dovesse stare in piedi o restare fuori. Abbiamo approntato anche dei grandi schermi, ma Vicenza non ha ambienti così capienti. Poi, mano a mano che cresce la manifestazione, si pone il problema di irrobustire l’organizzazione; possiamo contare su un centinaio di volontari, ma non è sufficiente. Servono più persone e vanno ‘professionalizzate’ – i nostri volontari, per esempio, hanno tutti il patentino antincendio –, questo perché il volontariato, che ci piace considerare l’anima del Festival, è anche quello che ci permette di contenere i costi”. Il futuro? “Sicuramente – afferma don Ampelio Crema – continueremo con la formula del radicamento nel territorio, ma con un respiro internazionale. Ci piacerebbe coinvolgere ancora altre diocesi in una prospettiva di sinergia maggiore”

AUTORE: Romina Gobbo