Il suo impegno sociale per vincere odio e violenza

A colloquio con mons. Paglia, postulatore della causa di beatificazione di mons. Romero

A margine del convegno su Oscar Romero, abbiamo intervistato mons. Vincenzo Paglia, postulatore della causa di beatificazione del vescovo di San SalvadorMons. Romero è stato un Vescovo che ha suscitato passioni in tanti sensi e grande è l/interesse, non solo nella Chiesa cattolica, verso di lui. Mons. Paglia perché questo convegno a Terni? #$L/incontro a Terni, con la presenza di insigni studiosi, storici, ecclesiastici e giornalisti, ha fatto conoscere mons. Romero nella realtà del suo tempo e forse ha sgombrato il campo da molti luoghi comuni, tra cui quello che impropriamente tende a dipingere Romero quale esponente di spicco della teologia della liberazione. E/ stato un convegno storico internazionale di alto profilo scientifico. Un passo per la beatificazione sostenuta da tanti cattolici di tutto il mondo, che hanno costituito un movimento trasversale. Per molti fedeli salvadoregni, da subito, mons. Romero è divenuto un martire della giustizia, una sorta di emblema dell/impegno sociale della Chiesa a fianco dei poveri in America Latina. E la sua tomba da allora è stata meta di pellegrinaggi da tutto il mondo#$. Mons. Romero #$Martire della giustizia e della pace#$: cosa ha lasciato la sua testimonianza alla gente e alla società di El Salvador e al mondo d/oggi? #$Mons. Romero seppe essere pastore tra la gente, vicino ai più poveri, costruttore di pace, lavorando per smontare lo spirito di odio e di violenza che serpeggiava nel suo paese. Dalle relazioni è emerso chiaramente che Romero venne assassinato, non tanto per motivi politici, quanto perché presentava una Chiesa che, senza mischiarsi ai principi marxisti e al comunismo, operava esclusivamente a servizio dei deboli e per il rispetto dei loro diritti. L/operato di Romero scardinava inevitabilmente il potere delle oligarchie salvadoregne, dando un immagine più vera della Chiesa. Non a caso, ancora oggi, in Salvador si registrano forti pressioni politiche contrarie alla sua beatificazione. Elevarlo all/onore degli altari significherebbe il riconoscimento della validità di un magistero basato sull/opzione preferenziale per i poveri, di forte impatto sociale#$. Mons. Romero fu veramente, come è stato detto, #$martire dell/incomprensione? Il suo impegno sociale è stato frainteso e politicizzato? Il ruolo di Romero nell/America latina degli anni Settanta è stato quello di un carismatico e coraggioso interprete della Chiesa. Visse in un difficilissimo momento di transizione del suo paese, di radicalizzazione della violenza, delle ingiustizie sociali e di contrasti ecclesiali. Fu ucciso con un colpo di fucile mentre stava celebrando la Messa. Pur avendo ricevuto, precedentemente, minacce di morte, preferì rimanere accanto al popolo che il Signore gli aveva affidato e che amava più della sua stessa vita. Ma questa coraggiosa figura di cui in Vaticano è in esame la causa per il riconoscimento del martirio, ha sollevato le critiche di alcuni settori ecclesiastici di stampo conservatore, restii a considerare la sua morte come la conseguenza di una persecuzione religiosa#$. Cosa è emerso da questo colloquio internazionale? #$Per i fedeli salvadoregni (in attesa che il Papa ne riconosca il martirio) Romero è già tra i santi e beati e il suo culto, benché non autorizzato, è sviluppato in molti paesi. Questo l/amore per mons. Romero che forte e sentito è emerso da questo convegno, oltreché una approfondita conoscenza della vita di questo Vescovo, immersa in quella della sua terra e dei suoi problemi sociali. A riprova di ciò, vorrei ricordare che il movimento mondiale, che in questi anni si è costituito spontaneamente per sostenere la causa di beatificazione, ha consegnato alla congregazione per la causa dei santi più di ottanta mila firme da parte di 104 paesi. Firme che testimoniano quanto sia venerato e amato Romero in tutto il mondo#$.

AUTORE: Elisabetta Lomoro