Immigrazione: i tragici fatti di Torino e Firenze

Le reazioni degli organismi cattolici impegnati nel sociale

In questi ultimi giorni l’Italia è stata scenario di gravi episodi di violenza e razzismo, al limite – anzi, oltre il limite – della follia: l’incendio del campo rom a Torino a causa di un inesistente caso di stupro; e l’uccisione di due senegalesi a Torino, che poteva trasformarsi in una strage di immigrati. Eventi per certi versi isolati, ma che per altri versi sono sintomo di un malessere – quanto diffuso? – che cova nella nostra società, pronto a scatenarsi contro fasce sociali da sempre oggetto di attacchi e persecuzioni.
Nel caso di Torino, mercoledì scorso una 16enne aveva denunciato di aver subìto uno stupro, ma solo per nascondere il fatto di aver avuto un rapporto consenziente. Consigliata dal fratello, ha accusato due rom del vicino campo (abusivo) di Cascina Continassa: 500 persone hanno assaltato il campo, e alcune persone hanno appiccato il fuoco alle baracche e alle roulotte. Per fortuna, non si sono registrate vittime.
“Ciò che è avvenuto rappresenta un atto di violenza inaccettabile, che lascia sgomenti”, ha commentato don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele. E ha aggiunto: “La violenza che si è scagliata contro queste persone nasce da un vento di razzismo che soffia nel Paese. La politica deve trovare delle soluzioni. Le istituzioni, senza rassegnarsi alle forme d’illegalità e di sfruttamento che troppo spesso caratterizzano i campi nomadi, creino strumenti di conciliazione, d’inclusione e di legalità per la popolazione rom”.
Secondo don Fredo Olivero, direttore della Pastorale dei migranti della diocesi di Torino, l’assalto è nato da un “clima di tensione che è andato aumentando, nel quartiere e nella città. È la prima volta in trent’anni di esperienza pastorale che vedo dar fuoco a un campo nomadi a Torino: non era mai successo. È un fatto sconvolgente”.
Su questo evento, e sulla sparatoria di Firenze, così si è espresso Oliviero Forti, responsabile dell’ufficio Immigrazione di Caritas italiana: “Gli episodi di Torino e di Firenze danno la misura di come la nostra società sia sotto pressione per ciò che stiamo vivendo sul fronte economico. Questi atti sono la manifestazione più grave di un sentimento che rischia di essere diffuso”. Nel capoluogo toscano, due senegalesi sono rimasti uccisi e altri tre feriti da un estremista neonazista che poi si è tolto la vita. Secondo Forti, “siamo ancora una società capace di poter gestire determinate pulsioni, però c’è un disagio diffuso che sfocia in atti che vanno a colpire le fasce più deboli”, ed esprime preoccupazione per l’aumento tra i giovani di “un certo grado di intolleranza rispetto agli stranieri, perché li vedono come dei potenziali concorrenti”.
“Troppe volte in questi anni – ha sottolineato il presidente delle Acli Andrea Olivero -, per ragioni di opportunità politica o miopia culturale, si sono tollerati linguaggi, provocazioni e iniziative di stampo apertamente razzista o fortemente discriminatorie. Anziché favorire una politica dell’integrazione e della convivenza, lavorando con serietà alla soluzione dei problemi, si sono alimentate irresponsabilmente le paure dei cittadini”.

AUTORE: D. R.