Impresa: voglia di ripresa

Come se la stanno cavando le piccole e medie umbre dell’Umbria? Quali soluzioni per il futuro?

Scattare una fotografia alla reale situazione delle piccole e medie imprese (Pmi) umbre che fronteggiano la crisi è complicato. L’unico dato relativo alle aziende con meno di 15 lavoratori riguarda i cassaintegrati in deroga. “Nel 2009 sono stati circa 8 mila i lavoratori in cassa integrazione in deroga. Le aziende interessate sono state circa 1200 – dichiara il segretario regionale della Cisl, Claudio Ricciarelli. – In Umbria, ma anche altrove in Italia, le piccole e medie imprese sono la base del tessuto produttivo della regione. Sostenerle significa aiutare i lavoratori e le loro famiglie”. Ma anche i datori di lavoro. “La piccola impresa – afferma il presidente di Confapi Umbria, Gabriele Chiocci – è fatta di pochi lavoratori, la cui formazione è maturata negli anni. Si tratta, per lo più, di addetti con contratti a tempo indeterminato, legatissimi all’azienda. Per l’imprenditore la sola idea di poterli perdere sarebbe già un dramma”. “Una delle questioni che dovremmo fronteggiare – continua Ricciarelli (Cisl) – nella previsione che diverse piccole e medie aziende umbre potrebbero non attestarsi sui fatturati precedenti alla crisi, è che le stesse imprese inizino a licenziare, subito dopo essere passate attraverso la cassa integrazione. Proprio in queste settimane stiamo lavorando al varo dei ‘contratti di solidarietà’, introdotti dalla legge italiana nel 1984: comportano una riduzione dell’orario di lavoro e relativa retribuzione, ma i lavoratori continuano a lavorare senza abbandonare l’azienda”. E il datore di lavoro, mentre vige il contratto di solidarietà, non può licenziare causa riduzione di personale. Basta coi finanziamenti “a fondo perduto” A dimostrazione di quanto la crisi economica preoccupi ancora le piccole e medie imprese, la Camera di commercio di Perugia, per favorire il loro accesso al credito, ha potenziato la capacità di garanzia dei consorzi fidi (Confidi) nei confronti delle banche, alle quali gli imprenditori delle Pmi chiedono credito. A tale scopo, negli ultimi 10 anni la Camera di commercio di Perugia ha impegnato somme considerevoli; soprattutto, negli ultimi due anni, a seguito della grave crisi finanziaria ed economica, esse sono notevolmente aumentate. Infatti si è passati dai quasi 260 mila euro degli anni 2000-2003 ai circa 400-450 mila degli anni 2004-2007 per salire a 746 mila euro impegnati nel 2007, fino al milione e 200 mila euro nel 2009. Il presidente di Confapi Umbria, Gabriele Chiocci, è stato sin dal giorno del suo insediamento uno strenuo sostenitore dei consorzi fidi. “Oggi – afferma – vogliamo assolutamente ottenere la proroga per la cassa integrazione in deroga, per non rischiare la vita di molte Pmi umbre. Abbiamo chiesto alla Regione dell’Umbria di verificare la possibilità di dirottare alcuni fondi destinati allo sviluppo per sostenere tale cassa integrazione, in attesa della ripresa e dell’arrivo di nuove commesse”. “Inoltre – aggiunge Chiocci – occorre che il Governo regionale smetta la politica dei finanziamenti alle imprese a fondo perduto e a pioggia, coi quali è impossibile distinguere gli imprenditori virtuosi da quelli che non lo sono. Gli incentivi a fondo perduto – continua il presidente Confapi – vanno trasformati in fondi rotativi: solo l’imprenditore capace vi accederà, consapevole che dovrà restituire quei soldi. La difesa delle imprese in grado di produrre e di redistribuire ricchezza è l’unica strada per difendere il bene comune, la sicurezza dei lavoratori e delle loro famiglie”. Il 2010 di Confindustria: più ordini, più lavoroIl presidente di Confindustria Perugia, Antonio Campanile, è dal 2000 anche al vertice del Consorzio di garanzia collettiva fidi confindustriale che sostiene le Pmi nell’accesso al credito. “Lo scorso anno – afferma – il prodotto interno lordo umbro è caduto di 5 punti rispetto al 2008; la disoccupazione è stata il 6,5 per cento. Nei primi nove mesi del 2009, il ricorso alla cassa integrazione guadagni è stato di tre volte superiore rispetto allo stesso periodo del 2008. Nel primo semestre del 2009 l’Umbria ha perso circa 20 mila posti di lavoro, di cui quasi la metà nell’industria: non saranno recuperati dall’oggi al domani”. “Ma l’effetto occupazionale – conclude – si dispiegherà pienamente nel 2010 e nel 2011. Infatti 75 imprese su 100 pensano che il peggio sia passato. Pertanto, nei prossimi mesi ci attendiamo un discreto recupero della domanda; il portafoglio ordini già dà segnali di miglioramento e i volumi produttivi dovrebbero aumentare”.

AUTORE: Paolo Giovannelli