La Chiesa che desideriamo

Le zone pastorali riflettono in vista dell'Assemblea

Nelle varie zone pastorali della diocesi è in corso una riflessione, sollecitata dal Vescovo, in vista della prossima Assemblea ecclesiale diocesana (12-14 giugno). In una prima fase sono stati coinvolti i preti e i diaconi, ma successivamente, secondo modalità diverse da zona a zona, saranno interessati anche le religiose e i laici (in città, ad esempio, un’assemblea si terrà lunedì 5 maggio, alle ore 21, a San Pio X). Anche La Voce si inserisce in questo dibattito sulla Chiesa particolare, proponendo una sintesi di quanto emerso nelle riunioni fin qui condotte nelle zone urbana e San Giustino – Citerna. La prima domanda della traccia per la riflessione nelle zone è relativa al tipo di Chiesa che stiamo vivendo e a quale Chiesa vogliamo promuovere. La Chiesa dell’inizio del XXI secolo è ben diversa anche solo da quella di cinquanta anni fa e si trova a vivere in una realtà profondamente cambiata nel corso di mezzo secolo. Sul piano territoriale la popolazione si è raggruppata attorno alla città e ai centri maggiori del territorio, mentre le parrocchie di campagna sono spopolate. Oggi lo spopolamento ulteriore di alcune zone, l’incremento demografico di altre e la mobilità tipica del nostro tempo inducono a ripensare come intendere la territorialità e come organizzare oggi la rete parrocchiale. In tal senso, la nota del Vescovo apre la riflessione sulle Unità pastorali, che non sostituiscono la parrocchia, ma sono strumenti per poter favorire la vita delle comunità cristiane. Le risposte date all’interrogativo su quale Chiesa si voglia promuovere vanno nella direzione del passaggio da una Chiesa che offre servizi di tipo religioso o assistenziale (spesso di qualità) a una Chiesa che offra la possibilità di incontrare il Risorto attraverso una vita comunitaria basata sulla liturgia, la catechesi e la carità. Questo permette la trasmissione della fede, sia ai giovani (verso i quali da tempo sono rivolte molte proposte) che agli adulti (per i quali si è fatto un lavoro meno sistematico). Una Chiesa capace di trovare linguaggi in grado di parlare a tutti, stili in grado di fare sentire tutti a proprio agio, a casa proprio, nella comunità cristiana. Una Chiesa che celebri gioiosamente l’eucarestia come ‘fonte e culmine’ della propria vita, preferendo la qualità della celebrazione alla quantità delle celebrazioni. Questa è soltanto un’eco debole del dibattito, ma vuole essere propositiva in questa fase di analisi. Le nostre pagine ritorneranno a breve su questo argomento, e rimangono aperte a ogni contributo in vista dell’Assemblea diocesana.

AUTORE: A. C.