“La Chiesa insegna che la pace è possibile”

“Diamo inizio all’anno nuovo nel nome del Signore, invocando con tutta la Chiesa e con tutti gli uomini di buona volontà il dono della pace”. Mons. Pellegrino Tomaso Ronchi ha espresso questa preghiera durante la messa che ha celebrato la mattina del primo dell’anno in Cattedrale. La Chiesa ci invita ad entrare nel nuovo anno in compagnia di Maria che, “accogliendo nell’obbedienza della fede il dono dello Spirito santo, diviene Madre di Dio”. Maria – ha sottolineato mons. Ronchi – appartiene interamente a quel gruppo di persone, “i poveri di Jawé”, che in Israele aveva saputo conservare la fede nelle promesse di Dio e non aveva ceduto all’illusione che potessero esserci promesse diverse e nuovi salvatori. Dagli avvenimenti sconvolgenti che vive la Madonna possiamo trarre alcune domande, sempre attuali per la nostra vita: “che cosa significa per noi celebrare il Natale del Signore? Quale salvezza aspettiamo, se l’aspettiamo? Di quale salvatore abbiamo bisogno? Ci sentiamo davvero figli di Dio e viviamo nella confidenza di Lui che è nostro Padre? Come possiamo meritare il dono della pace?” Queste domande – ha proseguito mons. Ronchi – per noi sono più oscure e difficili perché la nostra fede è incerta e non abbiamo sempre la capacità di affidarci totalmente a quello “Spirito della verità” invocato con il canto del Veni Creator. Il Presule ha invitato ogni persona a non perdersi d’animo, ma a far proprio lo stile di Maria – “vedere e meditare” – e dei pastori che “per primi, riconoscono Gesù e con gioia raccontano quello che hanno visto e udito”. Il Natale del Signore è anche il “natale della pace”. La pace – ha ricordato mons. Ronchi – è uno dei doni che il Signore porta agli uomini. In occasione della giornata mondiale della pace, il primo giorno dell’anno, il Vescovo ha invitato tutta la comunità cristiana a riflettere e pregare per la pace. Mons. Ronchi, presentando il messaggio scritto da Giovanni Paolo II per l’occasione, ha ricordato che “la Chiesa ha sempre insegnato ed insegna ancor oggi che la pace è possibile, anzi è doverosa. Essa va costruita sui pilastri della verità, della giustizia, dell’amore e della libertà, evitando le tentazioni di fare appello al diritto della forza piuttosto che alla forza del diritto espresso nella ‘Carta delle Nazioni Unite'”. Tutte le indicazioni del Papa – ha commentato mons. Ronchi – “vanno nel senso preciso di porre sicure basi etiche e di ritrovare un nuovo ordine morale”; il suo non è un discorso astratto, “perché le scelte dei singoli e degli Stati non possono prescindere da una precisa valutazione morale del proprio operare, riconoscendo che ci sono dei limiti che non è lecito oltrepassare. Solo questa strada – ha proseguito il vescovo – permetterà di superare quelle infinite catene di violenza e di vendetta che hanno costretto in un vicolo cieco l’esistenza di tante persone”. Un’ultima sottolineatura mons. Pellegrino Tomaso Ronchi l’ha fatta ricordando che “la pace non è questione di strutture quanto di persone”; in pratica ciò significa che la pace non riguarda solo i “grandi” della terra, anzi più direttamente i “piccoli”, noi che non contiamo nulla e che, tuttavia, abbiamo ancora la capacità di compiere gesti di pace e crediamo nella solidarietà e nella fraternità.

AUTORE: Francesco Mariucci