La cura di san Paolo

Ne sono state dette tante di san Paolo, pur di scardinare il suo privilegiato rapporto con Cristo, ma questo è l’anno propizio, se vogliamo capire meglio il suo messaggio proprio come cura a tanti nostri problemi. Già san Pietro nella sua Seconda lettera accennava alla difficoltà di lettura di alcuni testi paolini, ma ricordava anche che ci sono ‘ignoranti e incerti che travisano le sacre Scritture, per loro propria rovina’ (2Pt 3, 16). Tra noi cristiani sono molto di più gli ignoranti, che neppure conoscono le lettere di San Paolo e perciò non possono capire la ragione di tanto fuoco e di quell’incredibile entusiasmo che sta alla base della sua attività apostolica. Il nostro cristianesimo è piuttosto piatto e freddo, soprattutto perché ci manca un rapporto personale e profondo con Cristo. Non ci sentiamo al pari di Paolo ‘servi di Cristo Gesù’ (Rm 1,1), afferrati da Lui al punto che sia Lui a vivere in noi. Queste affermazioni ci sembrano fuori della storia, ma indicano proprio la realtà che ci manca e che ci impedisce di vivere profondamente la nostra esperienza cristiana. Benedetto XVI aveva tentato di spiegarci a Verona la nuova formula della nostra esistenza cristiana fondata nel battesimo. Si era servito del testo di Paolo ai Galati: ‘Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me’ (2, 20). È interessante la sua argomentazione: ‘È stata cambiata così la mia identità essenziale e io continuo a esistere soltanto in questo cambiamento. Il mio proprio io mi viene tolto e viene inserito in un nuovo soggetto più grande, nel quale il mio io c’è di nuovo, ma trasformato, purificato, ‘aperto’ mediante l’inserimento nell’altro, nel quale acquista il suo nuovo spazio di esistenza. Diventiamo così ‘uno in Cristo’ (Gal 3, 28), un unico soggetto nuovo, e il nostro io viene liberato dal suo isolamento’. Purtroppo la convinzione di Paolo non è passata a noi e rimaniamo isolati nella nostra debolezza e incapacità; non crediamo di aver ricevuto con il battesimo, e successivamente con la cresima e l’eucaristia, la stessa capacità di Cristo di vivere e reagire, di risorgere ‘nuovi’. La prima cura forte di Paolo è proprio questa, di guarire la nostra psicologia, di non vivere più isolati, ma ‘in Cristo’. Questa trasformazione può diventare una potenza; potrebbe veramente qualificare la presenza dei cristiani nel mondo: non paurosi, ma pronti a rendere ragione della nuova speranza. Se il segreto del cambiamento di Paolo è il suo incontro con Cristo, ben più arricchente della sua formazione farisaica che lo aveva reso persecutore, la nuova formula dell’esistenza cristiana è proprio la conversione a Cristo. Cristo converte Paolo, perché Paolo dica a tutti il cambiamento che Cristo ha operato in lui. È la stessa predicazione degli apostoli dopo Pentecoste. Tutti possiamo essere illuminati e afferrati da Cristo: questo è il cambiamento. Ma dobbiamo cercarlo di più in questa predicazione della Chiesa, in tutta la sua Parola, per credere in questo cambiamento, che è incandescente come un fuoco: cambia veramente tutto.

AUTORE: Padre Giovanni Scanavino