La dignità della donna

Parola di vescovo

Veniamo tutti a conoscenza, quasi in modo esplosivo in questi ultimi tempi, delle gravissime violenze a cui le donne sono sottoposte, qui, in Italia, tra noi. Ci sono statistiche impressionanti, che non credo necessario ripetere. Ciò fa evidenziare, purtroppo, in modo drammatico l’inferiorità in cui è ancora considerata la donna, e che il cammino della parità fra i sessi, in verità iniziato da tempo, sia ben lontano dall’essere concluso. Sappiamo addirittura che nel lavoro spesso alla donna è corrisposto uno stipendio inferiore a quello dell’uomo; serve un cammino della promozione della donna, così come preferisco chiamarlo, piuttosto che dell’emancipazione della donna. È corretto riconoscere anche il percorso che pur si è fatto, in salita, certo, negli ultimi secoli. Nel ‘500 alla donna non era permesso neppure andare a scuola. Moderata Fonte, a Venezia, aspettava che il fratello tornasse da scuola per farsi ripetere tutto ciò che aveva imparato. A Viterbo, Rosa Venerini, alla fine del ‘600, istituì (antesignana!) le scuole per le giovani donne, adoperandosi per la loro promozione integrale nella società di allora. Negli ultimi decenni, è vero, l’accelerazione è stata enorme. Ma i fatti sopra ricordati ci presentano quanto impegno richieda ancora questo obiettivo. Se pensiamo, poi, a quanto avviene tutt’ora nei Paesi islamici e in vari Paesi africani e asiatici, la situazione della donna rimane drammatica. Già Papa Paolo VI istituì un organismo finalizzato alla ‘promozione della donna nella Chiesa e nella società’ (che affidò al compianto servo di Dio, il vescovo Enrico Bartoletti), che evidenzia quanto sia stato soprattutto il mondo occidentale (cristiano) a contribuire a questo cammino. Certamente non possiamo nascondere i ritardi, spesso notevoli, che ha avuto la Chiesa in tale promozione, ma anche in essa ci sono stati grandi progressi. Oltre alla carità, sempre particolarmente congeniale alla donna, si è enormemente sviluppata la partecipazione della donna nella guida della catechesi. In tale ambito lo studio della teologia (e l’insegnamento della teologia) si è lodevolmente sviluppato. Anche nella liturgia la presenza della donna si è accresciuta fino a divenire partecipe attiva; così la partecipazione ad organismi ecclesiali ad ogni livello. Non è corretto pensare che il non avere riconosciuto alla donna il sacerdozio ministeriale sia un considerarla inferiore. Infatti ho usato il termine parità tra i sessi e non eguaglianza. Lo si sa che, oggi, alcune schegge impazzite mettono addirittura in dubbio la sostanziale diversità fra i sessi, quasi fosse una convenzionale differenza di genere. La donna nella società e nella Chiesa deve avere piena parità, certo, pur in ruoli diversi. È bene notare positivamente la nuova figura della donna in famiglia, e la sua valorizzazione nei vari ambiti del lavoro. È proprio della natura (e dall’insegnamento biblico) che si evidenziano i compiti diversi del femminile e del maschile, tra i quali non c’è alcun primato. Giovanni Paolo II nella lettera apostolica Mulieris dignitatem ha coniato il termine mirabile ‘genio femminile’, un tesoro che l’umanità è chiamata sempre più a scoprire e a custodire. Allora c’è da prendere da tutti l’impegno che l’uomo non consideri la donna strumento di piacere, e la donna stessa non esponga il suo corpo, pur da ammirare nella sua bellezza, quasi a oggetto e non a soggetto. La Scrittura santa e la storia della Chiesa (pur tra le luci e le ombre) propongono dottrina ed esempi fulgidi di donne che della loro femminilità hanno dato testimonianza del progetto autentico di Dio nel creare la donna. Fra tutte c’è da guardare a Maria di Nazareth, sublime ed una di noi, madre, sorella, sposa. Mi piace ricordare il miracolo riportato dall’evangelista Luca, quando una donna curva si presenta a Gesù per essere guarita, ed ella, al comando del Signore, si alza diritta. È quanto tutti attendiamo dalla donna, dalla società e della Chiesa, anche oggi con coraggio e fiducia.

AUTORE: Franco Gualdrini