La famiglia forma ai valori

parola di vescovo

La famiglia è stata sempre al centro delle attenzioni pastorali della Chiesa. Ma in modo particolare lo è in questi ultimi tempi, nei quali questa cellula fondamentale della società è stata messa in discussione da alcune correnti del pensiero moderno. Nei giorni scorsi a Città del Messico si è svolto il VI Incontro mondiale dal titolo ‘La famiglia, formatrice ai valori umani e cristiani’. Benedetto XVI ne ha parlato domenica 12 gennaio spiegando che l’incontro di Città del Messico si svilupperà ‘in tre momenti: dapprima il Congresso teologico-pastorale, quindi il momento di festa e di testimonianza, e infine la solenne celebrazione eucaristica, come azione di grazie al Signore per i doni del matrimonio, della famiglia e della vita’. Era presente a questo importante appuntamento il nostro vescovo emerito il card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia. Vi hanno partecipato altresì p. Luciano Temperilli e i coniugi Elio e Letizia Giannetti, responsabili dell’Ufficio regionale per la pastorale familiare. Ricordo anche che la famiglia è stata al centro delle premure pastorali delle Chiese umbre, tanto che il 18 e 19 ottobre 2008 è stato celebrato il Convegno regionale a Santa Maria degli Angeli dal titolo ‘La famiglia, il futuro di tutti’. Anche la diocesi di Gubbio le ha dedicato la tradizionale tre-giorni di settembre, dalla quale è scaturita la lettera pastorale dal titolo Famiglia, diventa ciò che sei. Dalle riflessioni e dai dibattiti sull’argomento sta emergendo una significativa novità pastorale: la famiglia non è considerata soltanto una realtà da evangelizzare, ma un soggetto che evangelizza. Da una pastorale ‘per’ la famiglia si va verso una pastorale ‘con’ la famiglia; sono maturi i tempi per riconoscere che essa ha una sua soggettività pastorale, dovuta non tanto alla drammaticità dei tempi che stiamo vivendo, quanto piuttosto alla natura creaturale e sacramentale che il Signore le ha dato. I coniugi uniti con il sacramento del matrimonio divengono segno visibile e concreto dell’amore invisibile di Dio. La grazia che scaturisce dall’atto rituale li rende capaci di amarsi come Gesù ha amato la Chiesa, fino a dare la vita per lei: così lo sposo ama la sposa fino a dare la vita per lei e la sposa gli risponde con identico amore. Questa circolarità di amore umano, illuminato e sorretto da quello di Cristo, proietta la coppia nel mistero dell’amore trinitario, che gli sposi consapevoli testimoniano concretamente e quotidianamente. Tuttavia, per esercitare questo loro speciale carisma, essi non sono chiamati a compiere atti straordinari. Bastano i loro gesti, anche i più banali, ma vissuti alla luce di un amore oblativo e totale. Certamente i loro moti di creature, anche se potenziati dalla grazia sacramentale, non possono eludere la fragilità umana e l’insidia dell’egoismo, che può stravolgere e distruggere la dinamica del dono. Per restare fedeli agli impegni che hanno assunto con il sacramento, gli sposi necessitano di energie sempre nuove, che si attingono nella preghiera di coppia e nella meditazione della Parola di Dio; si sostengono con la partecipazione della comunità cristiana. Inserita in questa trama di relazioni all’interno della comunità, così come nella dimensione ‘verticale’ della spiritualità, la famiglia potrà rispondere alla sua specifica vocazione di testimone visibile del Vangelo, offrendosi come soggetto di pastorale nell’attuare con la sua stessa vita l’insegnamento della Chiesa, e rivelandosi immagine viva dell’amore di Dio.

AUTORE: Mario Ceccobelli